lunedì 29 settembre 2008

Siamo tutti vicentini: mobilitazioni il 4-5 ottobre

28/09/2008
fonte: Presidio Permanente

[...]la vicenda Dal Molin non riguarda solo la città di Vicenza; a essere in gioco, infatti, è la realizzazione di una nuova base militare statunitense, ovvero di uno strumento utile alle future guerre; ma, anche, il diritto delle comunità locali – di tutte le comunità locali – di potersi esprimere sui progetti [...] Il 5 ottobre, nella città di Vicenza, si svolgerà la consultazione popolare indetta dall'amministrazione per chiedere ai cittadini se vogliono che l'area del Dal Molin – all'interno della quale gli Stati Uniti vorrebbero costruire una nuova base militare – debba essere sottoposta a un processo di acquisizione dal parte del Comune.

Ma la vicenda Dal Molin non riguarda solo la città di Vicenza; a essere in gioco, infatti, è la realizzazione di una nuova base militare statunitense, ovvero di uno strumento utile alle future guerre; ma, anche, il diritto delle comunità locali – di tutte le comunità locali – di potersi esprimere sui progetti che riguardano il proprio territorio e che investono il proprio futuro.

E, del resto, che la vicenda non riguardi solo il capoluogo berico lo hanno dimostrato le grandi manifestazioni che, il 17 febbraio e il 15 dicembre 2007, hanno attraversato la nostra città; da ogni parte, in questi mesi, abbiamo ricevuto solidarietà e sostegno. Sulla realizzazione di una nuova base militare statunitense hanno diritto di esprimersi anche coloro che vivono in Val di Susa, a Chiaiano o in Sicilia.

La consultazione popolare rappresenta, per noi vicentini, un momento importante della nostra mobilitazione; vogliamo dimostrare che tanti cittadini vogliono impedire la costruzione della nuova base statunitense. Ma siamo anche convinti che questo desiderio debba potersi esprimere in ogni angolo d'Italia.

Sulla nuova base militare al Dal Molin siamo tutti vicentini; chiediamo a tutti coloro che vogliono impedire la realizzazione dell'installazione militare di esprimersi, nel fine settimana del 4-5 ottobre, realizzando iniziative nei propri territori. Dimostriamo, ancora una volta, che la terra, l'acqua, l'aria, la pace sono tutti fatti nostri e che il futuro è nelle nostre mani.

Vi preghiamo di segnalare le iniziative a comunicazione@nodalmolin.it

venerdì 26 settembre 2008

Incontro pubblico a Genova con membri della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò




RETE di SOLIDARIETA’ COLOMBIA VIVE!


Per conoscere le pratiche di resistenza civile nonviolenta che la Comunità di San José de Apartadó attua nel contesto di una regione e di un Paese che da più di 40 anni vive un conflitto armato.

Martedì 30 settembre 2008, ore 17.30

Incontro pubblico
nella Sala del Consiglio Provinciale di Genova
( largo Eros Lanfranchi )


Sono presenti:

WILSON DAVID HIGUITA
Considerato uno dei fondatori storici della Comunità San José de Apartadó, tuttora fa parte del suo Consiglio Interno.
Come rappresentante della Comunità, nell’ aprile del 2005 è intervenuto alla Commissione dei diritti umani alle Nazioni Unite sia per denunciare il massacro di 8 persone della Comunità che per esporre le ragioni della loro scelta di nonviolenza. Minacciato di morte e cosciente del pericolo che pesa su di lui, egli è convinto della coerenza del processo di resistenza pacifica

MARIA BERTILDA TUBERQUIA QUINTERO .
È una delle donne leader de La Unión e della Comunità di San José de Apartadó per la sua chiarezza politica ed il suo impegno con la comunità.
Le è toccato di assistere ai due massacri realizzati a La Unión affrontando con coraggio i paramilitari che compivano violenza e distruzione.
Fa parte del Gruppo di formazione ed è membro d’un gruppo di lavoro.

Coordina : Peppino Coscione della sezione locale della Rete di Solidarietà
Traduce : Roberto Giardelli della sezione locale della Rete di Solidarietà

Interverrà l’Assessore provinciale alle Attività per la Pace Milò Bertolotto

Organizza: La sezione locale della Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive!

mercoledì 24 settembre 2008

FIGLI DELLA STESSA TERRA

In difesa dell'acqua e dei saperi. Dal 26 settembre al 4 ottobre, costruendo ponti tra Italia e Bolivia. Ciclo di incontri organizzati da A Sud in collaborazione con:
Provincia di Viterbo

Incontro con i rappresentanti dell'Università Pubblica e Autonoma di El Alto e con le esperienze di autogestione dei servizi basici dei movimenti boliviani


Dal 26 settembre al 4 ottobre A Sud ha organizzato un ciclo di incontri in varie città italianecon rappresentanti boliviani dei Comitati per l'acqua di Cochabamba e della UPEA - Università Pubblica di El Alto; un'occasione per scambiare esperienze e percorsi e per discutere di come praticare la democrazia partendo dai territori, dalla partecipazione dei cittadini e dalla condivisione di conoscenze, sperimentando forme di autogoverno e di difesa e gestione dei beni comuni.

Al centro dei dibattiti: saperi e acqua, intesi come beni comuni fondamentali, ma anche cooperazione dal basso e nuove forme di partecipazione.

Il ciclo di iniziative avrà l'obiettivo di aprire o consolidare spazi di dialogo e scambio tra le esperienze boliviane ed italiane in materia di gestione partecipata dei beni comuni e di diritto allo studio, e culminerà nella firma di uno storico protocollo di gemellaggio tra l'Ateneo La Sapienza e l'UPEA, Università Pubblica e Autonoma di El Alto, baluardo delle rivendicazoìioni sociali che hanno portato al riconoscimento dei diritti fondamentali a tutti i cittadini boliviani.

26 settembre

Roma, Villa Gordiani

Da Sud A Sud

voci, musica e testimonianze in difesa di ACQUA e SAPERI

in solidarietà con il popolo boliviano

nell'ambito della manifestazione PIANETA SELVAGGIO

Ore 19.00

Documentario Nanuk l'eschimese, USA, 1922, R.J. Flaherty

Documentario Dichchi na, Debo nat, IND, 2008, D. Licciardello

ore 21.00 dibattito con:

Rosi Wiederkehr (Agricantus)

Nandu Popu (Sud Sound System)

Giuseppe De Marzo (A Sud)

Benecio Quispe (Univ. Pubblica di El Alto, Bolivia)

Saul Torrico (Comitati dell'Acqua di Chilimarca, Bolivia)

Sergio Ulgiati (Univ. degli Studi di Napoli)

Gabriele Polo (Il Manifesto)

Filiberto Zaratti (Ass. Ambiente e Cooperazione Regione Lazio)

ore 22.30

Figlie di Sherazade

compagnia teatrale Ilnaufragarmedolce, con la partecipazione di Rosi Wiederkher (Agricantus)

ore 24.00

Sound System

29 SETTEMBRE, Foggia

ore 18.00

via San Domenico 45, Foggia

In collaborazione con Arci, Attac, A Sud, Ermengency, FP CGIL, FLC CGIL, EKuodaunia, Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, ass. A scuola in Bolivia, ACSI (Comunità Straniere in Italia), PRC e Verdi

1 OTTOBRE

ORE 9.30

Roma, Università La Sapienza

Firma dell'accordo quadro tra La Sapienza e L'UPEA

2 OTTOBRE

ORE 10.00

Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali

Largo Vittorio Gassman

CONFERENZA STAMPA

Presentazione e firma del Protocollo d'Intesa tra l'Assessorato alla formazione e al lavoro della Provincia di Roma e l'Università Pubblica di El Alto

con Massimiliano Smeriglio, Assessore formazione e lavoro Provincia di Roma

2 OTTOBRE

Viterbo

ore 16.30

iniziativa pubblica

FIGLI DELLA STESSA TERRA

Sala Conferenze Provincia di Viterbo

via Saffi, 49

venerdì 19 settembre 2008

La comunidad colombiana de San José de Apartadó, más cerca de Burgos

Representantes de la Comunidad de Paz de San José de Apartadó (Colombia) viajaban hasta Burgos, donde inaugurarán mañana un Plaza con el nombre de su comunidad entre las calles Villafranca y Avenida Arlanzón, gracias al hermanamiento que existe entre estos dos pueblos.

Los colombianos Wilson David y Berta Tuberquia fueron recibidos por el alcalde de Burgos, Juan Carlos Aparicio, y varios miembros de la corporación municipal, a quienes presentaron los problemas que sufre su comunidad a nivel de salud y educación. Además, les presentaron una propuesta que han realizado a la hora de buscar ayudas para conseguir una procesadora de cacao que les permita trabajar de forma autónoma para posteriormente comercializarlo. Por otra, parte Wilson David señaló a los representantes burgaleses lo importante que es la educación para proporcionar un futuro adecuado a sus hijos. Para ayudarles a mejorar esta situación el Consistorio Burgalés ha adquirido la responsabilidad de dotar a las escuelas de mejor material escolar y de profesores.

Los representantes de San José Apartado, también, explicaron las dificultades que están pasando a nivel sanitario, puesto que en Colombia no existe seguridad social y las enfermedades la mayor parte de las veces no pueden ser tratadas.

Por último, Tuberquia quiso que la sociedad burgalesa conociera lo indefensos que se encuentra en su tierra, puesto que desde el 2005 existe una ruptura total con el estado colombiano, y únicamente cuentan con el apoyo de las ONG como medio de seguridad.

Bolivia, stop al conflitto. Si riapre il dialogo



Bolivia - 17.9.2008

Si ricomincia a dialogare grazie alla firma di un documento comune



Dopo settimane di duro scontro politico fra i prefetti ribelli dei dipartimenti della mezzaluna e il governo di Evo Morales, forse si apre uno spiraglio per il dialogo.

I fatti. La notizia giunge dopo una lunga notte di discussione in cui il prefetto di Tarija, Mario Cossio, ha firmato a nome del Consejo Nacional Democratico un accordo con il governo per dare inizio a una nuova fase di dialogo fra le parti e fermare definitivamente le violenze e i blocchi stradali che hanno paralizzato il paese nelle ultime settimane, e causato morti e feriti. E' stato lo stesso Mario Cossio a darne notizia. “Firmeremo l'accordo di pacificazione del paese. Questa è l'unica opportunità di aprire il cammino verso un processo di dialogo nazionale”. Una dichiarazione inattesa dopo le feroci polemiche che hanno semi diviso la Bolivia.
E stando alle dichiarazioni dei protagonisti ad un certo punto la firma dell'accordo sarebbe potuta slittare se non del tutto saltare, a causa della detenzione di uno dei prefetti ribelli, Leopoldo Fernandez (Pando) che ha fatto innervosire non poco gli altri protagonisti della vicenda.

Sotto sotto. E' vero che sono ormai giorni che le parti stanno cercando di mettere a punto un documento che ponga fine a questa imbarazzante situazione. E' anche altrettanto vero, però che i “ribelli” boliviani, che volevano spaccare in due il paese, forse, si sono resi conto di essere soli, o male accompagnati. La riunione dell'Unasur (l'Unione degli Sati sudamericani), ha ribadito infatti il pieno appoggio delle nazioni dell'area alla sovranità della Bolivia e al suo presidente Evo Morales. Questo può aver fatto ripensare le strategie da adottare ai prefetti della mezzaluna, che non molleranno certo la presa nonostante la firma di un documento. I più scettici dalla Bolivia, infatti, non credono a una fine delle ostilità fra le parti.

Il documento. Alla base di tutto c'è la restituzione delle royalties derivate dalla vendita degli idrocarburi, la goccia che aveva fatto traboccare un vaso già pieno, che il governo di Evo Morales aveva destinato a un fondo pensione per la popolazione indigente. Il documento, inoltre, apre nuove ipotesi sul rispetto delle autonomie delle regioni che lo hanno firmato e mette al centro la nuova Costituzione politica dello Stato.
La parte più importante della dichiarazione, però, riguarda la pacificazione del paese tramite lo smantellamento dei blocchi stradali in tutto il territorio nazionale e l'abbandono da parte degli occupanti delle infrastrutture statali e delle aziende petrolifere sotto il loro controllo da giorni. Anche così il gas potrà tornare nelle condutture e viaggiare liberamente verso Brasile e Argentina. In tutto questo entra anche la chiesa cattolica con Monsignor Julio Terrazas, mediatore nella vicenda, che sul documento ha voluto dire la sua. “E' una vittoria del popolo che cerca la pace e la verità”.
Rinfrancato dall'appoggio ottenuto dai paesi aderenti all'Unasur, Evo Morales si è detto disponibile a mettere in pratica l'accordo e il suo vice presidente ha confermato che maggiore autonomia per i dipartimenti che formano lo stato boliviano è una cosa possibile da effettuarsi a breve termine.
Dopo settimane di disagi, disordini e incidenti sembra tutto finito. Fino alla prossima volta.

giovedì 18 settembre 2008

LA GUERRA INFINITA

di Riccardo Iacona

Un anno di lavoro tra preparazione, sopralluoghi, riprese e montaggio, cinque paesi attraversati – Kosovo, Macedonia, Serbia,Turchia e Afghanistan - e 3 ore di reportage che andranno in onda il 19 e il 26 settembre in prima serata su Raitre.


“KOSOVO NOVE ANNI DOPO”

venerdì 19 settembre 2008, Raitre alle 21,05

Riccardo Iacona ricostruisce minuziosamente la terribile pulizia etnica di cui sono stati vittime i kosovari di etnia serba. Dal 1999, da quando la NATO ha vinto la guerra contro la Serbia e insieme alle Nazioni Unite ha preso il controllo del Kosovo, 250.000 serbi sono stati cacciati dal Kosovo solo per ragioni di odio etnico, solo perchè serbi. Le loro case sono state bruciate, le loro terre sono state devastate, le loro chiese sono state distrutte, anche le più antiche e preziose, quelle del 1300, i loro cimiteri sono stati profanati a colpi di pala e di piccone, interi quartieri sono stati messi a fuoco solo per impedire ai serbi che vivevano lì da centinaia di anni di poterci ritornare. Nonostante la presenza della Nato gruppi armati di kosovari di etnia albanese hanno messo in atto una delle più sistematiche e feroci pulizie etniche che l’Europa ha vissuto dopo la seconda guerra mondiale, distruggendo così l’idea stessa di un paese multietnico che pure era stata all’origine della campagna militare della NATO contro la Serbia. Ma c’e’ di più: in questi nove anni il Kosovo e’ diventato la porta principale di ingresso della droga nel nostro Paese e in tutta Europa e, sempre nonostante la presenza della Nato e delle Nazioni Unite, il Kosovo si e’ trasformato in una piccola Colombia, un Narcostato nel cuore dell’Europa. I numeri sono impressionanti: l’80 per cento di tutta la droga prodotta in Afghanistan per entrare in Europa passa dalle valli e dalle montagne del Kosovo “liberato”. Le enormi ricchezze accumulate con il traffico della droga hanno reso potenti all’estero e in patria i clan mafiosi kosovaro albanesi, capaci di inquinare in profondità i partiti che oggi guidano il Kosovo, mettendo così un enorme punto interrogativo sulla natura democratica del nuovo Stato nato il 17 febbraio di quest’anno con un atto unilaterale. Ma le strade aperte della droga e delle armi che la Nato non e’ riuscita in questi nove anni di protettorato a chiudere, sono anche quelle da cui passa il terrorismo internazionale di matrice islamica.


“AFGHANISTAN”
venerdì 26 settembre 2008, Raitre alle 21,05

Nella seconda puntata de “La guerra infinita” dal titolo “AFGHANISTAN”, in onda il 26 settembre, sempre in prima serata, Riccardo Iacona riprenderà il viaggio proprio dalle strade della droga e delle armi, le stesse utilizzate dai gruppi armati kosovaro albanesi che stanno cercando di destabilizzare la Macedonia con azioni militari di grande respiro. Intervisterà in esclusiva i nuovi terroristi dell’ UCK ancora in armi sul territorio macedone e racconterà la capillare infiltrazione nei Balcani dei movimenti islamici più radicali, con il sostegno attivo delle organizzazioni caritatevoli dei paesi del Golfo Arabico. E poi, risalendo le strade della droga che dal Kosovo passano per la Turchia e per l’Iran, Iacona ci porterà in Afghanistan.

La guerra, i bombardamenti, sette anni di presenza militare della Nato non sono riusciti a impedire che l’Afghanistan diventasse il più grande produttore mondiale di oppio ed eroina, consegnando così ai movimenti armati talebani la loro principale fonte di finanziamento: 100 milioni di dollari solo l’anno scorso. Con questi soldi i talebani stanno vincendo la guerra.

Iacona racconterà la drammatica escalation militare messa in atto dai ribelli afghani, ormai capaci anche di colpire nel cuore di Kabul, con kamikaze, autobombe e veri e propri assalti armati. Poi ci porterà nei luoghi dove abbiamo perso i nostri ultimi soldati: il distretto di PAGMAN dove e’ morto il maresciallo Daniele PALADINI e quello di SOROBI, dove e’ stato ucciso il primo maresciallo Giovanni PEZZULLO. Sia i poliziotti di Pagman che quelli di Sorobi raccontano alla troupe della GUERRA INFINITA tutta un’altra storia rispetto a quella che arriva a noi, dalle fonti ufficiali dell’esercito, che hanno sempre parlato di attentati terroristici isolati. Quelle zone sono infestate dai talebani ed in particolare la valle di Uzbeen e’ completamente fuori controllo. Dopo la morte di Pezzullo in quella valle non entra più nessuno, ne’ la polizia e l’esercito afgano e neanche i soldati italiani della NATO. E infatti due mesi dopo, quando i francesi prendono il controllo di SOROBI al posto degli italiani, la prima volta che si avventurano nella valle di Uzbeen vengono massacrati da 500 talebani armati: 10 parà vengono uccisi, 4 di loro, sembra siano stati decapitati mentre erano ancora in vita. Che ci facevano 500 talebani armati nella zona che doveva essere sotto il controllo dei soldati italiani? E come fanno 500 soldati a vivere in queste zone senza avere l’appoggio dei villaggi che li ospitano? Iacona farà vedere che i talebani che attaccano la coalizione non sono solo i fanatici studenti delle madrasse pakistane o gli arabi di al qaida, ma anche cittadini afgani. I talebani ormai stanno costruendo un’area di consenso nei villaggi e nella capitale grazie alla quale possono continuare ad attaccare la NATO nel cuore delle aree che dovrebbero controllare. La guerra e’ ormai alle porte di Kabul e già adesso i talebani sono in grado di far arrivare nella capitale centinaia e centinaia di soldati armati. Iacona ci farà vedere poi come nelle valli che i soldati italiani dovrebbero controllare si produce oppio. Con i soldi di questo traffico i talebani comprano le armi con cui poi uccidono i nostri soldati, e i campi continuano a essere coltivati ad oppio, a soli 30 chilometri da Kabul. E tutto questo proprio mentre il contingente italiano si sta preparando ad una svolta importante e drammatica: ad ottobre i nostri soldati si dispiegheranno quasi tutti nell’ovest del Paese, ad HERAT, dove già siamo presenti e soprattutto a FARAH, nel sudovest del Paese, dove si combatte tutti i giorni.

mercoledì 10 settembre 2008

Manifestazione Nazionale in appoggio alla causa dei Cinque

COMITATO ITALIANO GIUSTIZIA PER I CINQUE

Manifestazione Nazionale in appoggio alla causa dei Cinque agenti cubani reclusi ingiustamente e illegalmente nelle carceri USA da 10 anni

13 settembre (Roma — Piazza Farnese, dalle 17 alle 21)


* Saluto dell’Ambasciatore della Repubblica cubana in Italia Rodney Alejandro López Clemente

Interventi di:

# José Luiz Del Roio — Presidente “Comitato Italiano Giustizia per i Cinque”
# Iacopo Venier — Vice Presidente “Comitato Italiano Giustizia per i Cinque”
# Claudio Grassi — Vice Presidente “Comitato Italiano Giustizia per i Cinque”
# Sergio Marinoni — Presidente “Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba”
# Tecla Faranda — Coordinatore Sede di Milano “Associazione Nazionale Giuristi Democratici”
# don Massimo Nevola — Direttore della Lega Missionaria Studenti
# Rose Kazma — Coordinatore “U.S. Citizens for Peace and Justice”
# Oliviero Diliberto — Partito dei Comunisti Italiani
# Fabio Amato — Partito della Rifondazione Comunista
# Franco Turigliatto — Sinistra Critica
# Marco Ferrando — Partito Comunista dei Lavoratori
# Mauro Bulgarelli — Verdi
# Vittorio Agnoletto — Europarlamentare, Gruppo GUE/NGL
# Marco Rizzo — Europarlamentare PdCI
# Giusto Catania — Europarlamentare PRC
# Umberto Guidoni — Europarlamentare PdCI

Sono inoltre previsti interventi di:

# Marilisa Verti — “el Moncada”
# Maurizio Musolino — “La Rinascita”
# Fosco Giannini — “L’Ernesto”
# “Essere Comunisti”

Dalle ore 17 gli interventi politici saranno inframmezzati dal concerto di Enrico Capuano e il gruppo TammurriataRock

Ospiti musicali i cantanti cubani Víctor Quiñones e Teresa Lafauries

lunedì 8 settembre 2008

Prima festa: "Bella ciao"

A 64 anni dal rastrellamento del settembre 1944, Per ricordare i nostri partigiani, il loro coraggio, i loro ideali. Per incontrare le resistenze di oggi.

Il 12 settembre alle ore 20.30 presso il Teatro Parrocchiale di Montaner, Incontro multimediale - Immagini, luoghi e azioni del rastrellamento: Cansiglio 1944, a cura del Prof. Pierpaolo Brescacin.

Il 13 settembre alle ore 14.00 presso il Pian Cansiglio, Camminata Partigiana: Pian Cansiglio - C.ra Prese-Pian de la Pita-M.Pizzoc. A seguire cena e dopocena con canti partigiani al Rif.Città di Vittorio V.to nottata al rifugio e discesa l’indomani per la celebrazione in Pian Cansiglio. Alle ore 21.00 Concerto con Alberto Cantone, poeti e artisti.

In chiusura le resistenze di oggi rappresentate da "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", saranno presenti Francesco de Bon (responzabile Libera Belluno) e Francesco Galante (coop. Placido Rizzotto - Libera Terra).

giovedì 4 settembre 2008

Aseguran a dos oficiales por presunta participación en masacre de Apartadó

Elespectador.com 3 Sep 2008

La Fiscalía dictó medida de aseguramiento, consistente en detención preventiva sin beneficio de excarcelación, en contra de un teniente coronel y un mayor procesados como presuntos responsables de los delitos de homicidio en persona protegida, dentro del proceso por la masacre que tuvo lugar en el departamento de Antioquia.

Los oficiales afectados con la medida son el teniente coronel Orlando Espinoza Beltrán y el mayor José Fernando Castaño López, por su presunta intervención en la masacre de San José de Apartadó, en el departamento de Antioquia.

El fiscal instructor también consideró procedente revocar la abstención de imposición de medida de aseguramiento dispuesta inicialmente para el subteniente Edgar García Estupiñán y el sargento José Brango Agamez, y afectarlos con medida privativa de la libertad, como supuestos coautores de homicidio en persona protegida.

Los procesados estaban adscritos en al época de los hechos al Batallón de Infantería No. 47 General Francisco de Paula Vélez de la XVII Brigada del Ejército.

Los hechos investigados ocurrieron el 21 de febrero de 2005 en la vereda Mulatos Alto, corregimiento de San José de Apartadó, y en la vereda La Resbalosa , municipio de Tierra Alta (Córdoba), donde fueron asesinados cinco adultos y tres niños.

En Mulatos Alto fueron asesinados Luis Eduardo Guerra Guerra, su compañera Beyanira Areiza, y su hijo Deyner Andrés Guerra Tuberquia. En La Resbalosa fueron muertos Alfonso Bolívar Tuberquia Graciano, su esposa Sandra Milena Muñoz Pozo, y sus hijos Natalia y Santiago, así como el adulto Alejandro Pérez.

En este proceso la Fiscalía ya aseguró a seis militares por homicidio en persona protegida, y recientemente se acogió a sentencia anticipada el capitán Guillermo Armando Gordillo Sánchez.
Según lo establecido, miembros de autodefensas que sirvieron de guías a las tropas regulares que desarrollaban la operación "Fénix" incurrieron en los crímenes citados.

mercoledì 3 settembre 2008

India: La Tata va a casa!



Vincono i contadini di Singur. Il popolo del West Bengala festeggia una storica vittoria - 03/09/2008

Questa volta è vero. La notizia è stata diramata ieri sera in India quando da noi era già notte.

Tata goes home.

Questa volta è vero. La notizia è stata diramata ieri sera in India quando da noi era già notte. Dichi na debo na, questa volta è vero. Una volta tanto è successo: il topolino è riuscito a spostare la montagna. Una volta tanto lo slogan Incredible India vale anche per i contadini di Singur e per noi, per tutti e ciascuno di noi che in modi diversi, con gradi diversi di partecipazione, indignazione, identificazione, incredulità, rassegnazione (a seconda delle fasi e dei momenti) si sono sentiti vicini a questa scena così lontana – ma così (ce lo siamo detto tante volte) anche ‘nostra’, per gli interessi che il nostro paese aveva ‘posizionato’ nella regione e in particolare per quelli di mamma-Fiat sul progetto Nano-car e più complessivamente per la Joint venture a tutto campo che la lega a Tata Motors.

Tata Motors ha quindi deciso di abbandonare al suo destino la Nano-fabbrica. La motivazione ufficiale ha un che di nobile, molto in stile con la retorica del suo patron. Ratan Tata ha detto che non se la sente di rischiare la vita dei suoi impiegati. Ricordiamo a chi ci legge e che magari non sa delle ultimissime puntate, che dal 24 agosto, dopo settimane di tira e molla in cui il fronte contadino aveva offerto numerose possibilità di negoziato e si era in un paio di occasioni confrontato nella sede del Governo del West Bengala, il movimento aveva messo in atto quanto peraltro annunciato più volte in precedenza: aveva cioè posizionato lungo l’intera recinzione, 21 picchetti diversi per impedire l’accesso alla fabbrica, sui terreni requisiti. Oltre 10 km di blocchi, che hanno reso impossibile l'accesso agli stabilimenti per chiunque volesse continuare a lavorare. Un’adunata oceanica (come dicono le foto) ma anche composta, senza episodi di violenza, che però aveva già determinato da cinque giorni il blocco completo delle attività. Ieri sera appunto la notizia che Tata esce di scena. E accanto all’impressione immediata di vittoria, non possiamo non avvertire anche quella dello scoramento. Perché non c’è alcuna consapevolezza in questa uscita, non c’è (di nuovo) alcun riconoscimento per le rivendicazioni del fronte avversario, non c’è alcuna considerazione per il costo altissimo (per tutti) che quel giocattolo, quel “personal dream” che la Tata aveva tentato di spacciare per “la macchina del popolo”.

Al contrario: ci sono 350 milioni di dollari per impianti già di fato operativi, c’è una cattedrale industriale nuova fiammante nei fertilissimi terreni prima coltivati da oltre 20.000 contadini, che presto sarà rottame da rivendere al mercato del riciclo. C’è un’esibizione di potere e di arroganza, c’è un cinismo, un’irresponsabilità, una tale e totale indisponibilità al confronto e persino al pragmatismo del business is business (persino contro i propri stessi interessi) che sconcerta, che ci lascia ennesimamente senza fiato. Capitalismo Indian style.

Il commento prevalente sui media indiani è ovviamente di lutto: per le magnifice sorti del West Bengala, per la tanto decantata Shining India, per il colpo inferto all'immagine di friendly environment for investors. Al lutto dei media se ne è già aggiunto stamattina uno vero: quello di un ex contadino, piccolo proprietario terriero, uno che aveva creduto nella convenienza di vendere e in un futuro migliore nell’industria invece che sui campi – e che infatti aveva visto premiati e sistemati tutti i suoi tre figli, promossi operai sulla Nano Car. Si è impiccato. Anche lui vittima collaterale di uno sviluppo molto shining ma senza un briciolo di umanità.

Un episodio che apre un’ennesima finestra nella storia: che cosa potrà succedere di qui in poi. Le azioni punitive sono già cominciate. Un recente messaggio di Anuradha Talwar parla di controlli di polizia, di manifestazioni pro-fabbrica, di rabbia tra coloro che il sciur parun ha abbandonato e che si riverserà su coloro che l’hanno fatto scappare.

Proprio Anuradha Talwar sarà in Italia dal 5 a 10 settembre per una serie di incontri sul caso Singur e sulle lotte dei movimenti sociali indiani. Vai all'agenda delle iniziative

Chiudiamo quindi questa nota di vittoria con toni di viva preoccupazione: che Singur non debba precipitare in un’altra Nandigram, seguendo la stessa dinamica. Vittoria di popolo seguita dal più orrendo copione di vendetta tra le fazioni che la violenza dello sviluppo ha nel frattempo creato.

Dichi na debo na: sono si sono in effetti mai arresi. E la montagna se ne è andata.

Ma la pace, anche modesta, anche relativa, che un tempo c’era, non tornerà più.

Daniela Bezzi
per A Sud

Colombia: Minacce ai popoli indigeni del Cauca

Azione Urgente - 01/09/2008

Il Consiglio Regionale Indigeno del Cauca mette in allarme per la minaccia arrivata via posta elettronica all'Associazione dei Capi del Nord del Cauca, durante la notte dell'11 agosto.

Il Consiglio Regionale Indigeno del Cauca mette in allarme per la minaccia arrivata via posta elettronica all'Associazione dei Capi del Nord del Cauca, durante la notte dell'11 agosto. Il messaggio annunciava il genocidio delle popolazioni indigene della Colombia, e spiegava la strategia governativa per destabilizzare l'unità delle popolazioni contadine, africane ed indigene di questo dipartimento.

Non è un segreto per nessuno che la presidenza della repubblica abbia dichiarato guerra ai popoli indigeni che reclamano i propri diritti. Un momento chiave è stato a marzo del 2008, quando durante il consiglio comunitario della città di Popayán, Uribe ha dato ordine di pagare una ricompensa a chi avesse rotto l'unità delle comunità indigene. Insieme a questo i divulgatori istituzionali si sono impegnati a divulgare messaggi nei quali si specifica che gli indigeni sono i beneficiari delle garanzie dello stato a danno dei diritti degli altri settori della società. Un esempio ne è stato l'acquisto della fattoria Villa Carola, realizzato dal ministero dell'interno per consegnarla agli sfollati. In realtà questa proprietà era stata destinata sin dagli anni ottanta agli indigeni Kokonuko de Poblazón.

Il testo della minaccia, riproduce il discorso promulgato dal governo nelle sue vesti istituzionali, con l'intento di dare la responsabilità agli indigeni del fallimento della politica terriera e di considerarli la causa dell'assenza di una riforma agraria in Colombia.

Avverte che gli indigeni Paeces, facenti parte del CRIC, ai quali definisce capetti e guerriglieri, saranno trovati morti e scompariranno. Chi può volere Popayán, Cali e Bogotá liberi dagli indigeni se, secondo loro, in Colombia non superiamo il numero di 1 milione.

Scoprendo chiaramente la loro essenza paramilitare, gli autori del volantino informano che gli indigeni si troverebbero circondati dai membri dell'intelligence, che contano su strumenti ed organizzazioni efficienti. Dicendo questo, spingono per un processo di occupazione militare e di sterminio contro i membri del CRIC e i paeces del Cauca. Per giustificarsi fanno uso di accuse, come quella mossa dal comandante della terza brigata dell'esercito, il quale cita per la sua segnalazione dei nessi presunti tra i funzionari del comune di Toribío ed il sesto fronte della guerriglia delle farc.

Più avanti, per nascondere la loro natura paramilitare, gli autori del messaggio tornano a definrsi contadini anti-indios, autodenominandosi contadini arrabbiati della Colombia.

Preoccupa il fatto che un comunicato in difesa delle istituzioni, con un tono di minaccia terroristica, che esprime il proprio odio attraverso frasi istituzionali contro gli Indigeni del Cauca e che è accompagnato da immagini che mostrano l'esercito nazista, non sia stato ripudiato ne dalla presidenza della Repubblica, ne tanto meno dagli organismi di controllo dello Stato.

La maggior parte degli argomenti utilizzati per squalificare gli indigeni sono gli stessi usati negli ultimi anni da alcune fazioni politiche. Essi spingono verso la discriminazione raziale, la guerra contro le comunità indigene e si oppongono a qualsiasi tentativo di riforma agraria.

Con il pretesto di parlare a nome dei settori rurali non indigeni, in realtà difendono l'inequità, la spoliazione e lo sfollamento degli indigeni, contadini e afrocolombiani dai loro territori. Gli stessi argomenti furono utilizzati dai proprietari terrieri del nord del Cauca, alcuni giorni prima del massacro del Nilo, nel dicembre del 1991, il quale è stato progettato nella fattoria La Emperatríz, secondo la confessione del paramilitare Hernando Villa Zapata. Fattoria che oggi la viceministra María Isabel Nieto, dice di non poter consegnare alle vittime vista la sua efficente amministrazione. Tutto ciò pone il diritto alla verità, alla giustizia e al risarcimento al seguito degli interessi dei grandi capitali.

Chiediamo ai settori sociali, a quelli democratici, agli organismo in difesa dei diritti umani e alla comunità internazionale, di bloccare questo genocidio già annunciato, e che si sta preparando in questi ultimi anni.
Chiediamo al governo nazionale di compiere i propri obblighi costituzionali e di rispettare i trattati internazionali dei diritti umani e dei diritti dei popoli.

CONSIGLIO MAGGIORE
CONSIGLIO REGIONALE INDIGENO DEL CAUCA-CRIC-