martedì 28 ottobre 2008

XIII Rassegna di Incontri d’Autore


CITTA’ DI OVADA, PROVINCIA DI ALESSANDRIA

“La Comune Hippy di Ovada. Un’utopia condivisa”
Edizioni Archivio Storico della Stampa Underground

Interventi di Dinni Cesoni, Alberto Da Monte, Ignazio Maria Gallino, Walter Pagliero, Gianni Repetto, Clara Sestilli

Sabato 8 Novembre 2008, Ore 16:30 Cantine del Palazzo Comunale


IL LIBRO

Storia e cronaca di uno dei primi (se non il primo) esperimenti di comune agricola, meteora velocissima fu mitizzata per anni. Può anche essere un inizio per ripercorrere il periodo underground - beat - hippy (non solo nella versione casereccia italiana) che fu un’incredibile esperienza culturale, poetica e visionaria. Il sogno si concluse il 7 settembre 1971, alle 5,30 del mattino quando la polizia fece irruzione in alcuni casolari sulle colline di Lerma in territorio di Ovada, ponendo fine a uno dei miti più discussi della cultura underground dell’epoca.

Da un volantino dei “comunardi”

“Un giorno d’inverno del 1970, raccolte alcune coperte e qualche utensile agricolo, decidemmo di andare ad Ovada, un paesino posto sulle colline del Monferrato, per costruire una comune agricola. Questa nostra decisione non fu il risultato di una paranoia del momento e nemmeno un improvviso desiderio di avventura. Molti di noi avevano vissuto le esperienze comunitarie di Mondo Beat e le lotte degli ultimi anni. Alcuni avevano anche sperimentato la vita nelle comuni cittadine, ma si erano presto resi conto che non era sufficiente, per creare rapporti interpersonali diversi, dividere assieme una stanza e pochi oggetti d’uso. Più o meno tutti affrontavano la prospettiva di una vita in comune in un modo nuovo. La cultura tradizionale con la sua ipocrisia, vacuità e mancanza di sbocco, ci stava uccidendo. Eravamo fermamente convinti che la comune fosse l’unico e significativo modo di vita…
Un bel giorno, però, cominciammo a vedere dapprima una, poi due, tre, quattro camionette della polizia. I nostri campi vennero invasi dai porci a caccia di minorenni. I giornalisti cominciarono a importunarci per avere dettagli piccanti sulle nostre orge quotidiane. Venne anche il giorno in cui ci caricarono a forza sui loro cellulari, accusandoci di occupare dei terreni di proprietà altrui. Ma il giorno stesso siamo tornati a Ovada e ci siamo ripresi i campi e le cascine che la repressione ci aveva saccheggiato e bruciato. Agli squares diciamo che le manganellate, i fogli di via, le denunce e i chili di carta riempiti dai magistrati borghesi non riusciranno mai a costringerci ad abbandonare la terra su cui abbiamo vissuto. La terra è di chi ci vive! Firmato: gente di Ovada, luglio 1971.”


GLI AUTORI


DINNI CESONI
Giornalista e psicologa. Ha collaborato al movimento delle comuni e ha collaborato a Re Nudo e Stampa Alternativa. Ha sempre lavorato per i problemi delle tossicodipendenze e del disagio giovanile, creando nelle banlieue di Parigi un servizio-pilota che funziona in modo partecipativo e comunitario da vent’anni.

IGNAZIO MARIA GALLINO
Editore, ha partecipato fin dai suoi inizia al Movimento. Cofondatore con Guido Blumir nel 1968 della prima organizzazione alternativa di controcultura (SIMA) e fondatore negli anni ’70 dell’Agenzia LAP per la promozione e diffusione di tutta la stampa underground italiana è attualmente responsabile dell’Archivio Storico della Stampa Underground.

WALTER PAGLIERO
Giornalista.Fiancheggiatore di “Mondo Beat” fa parte del movimento underground milanese da dove documenta la nascita delle comuni agricole di origine beat. Esule felice per anni in Afghanistan torna dopo cinque anni a Milano dove entra nella redazione di Re Nudo che stava iniziando la sua fase new age.

CLARA SESTILLI
Ha partecipato nel 1990 alla fondazione dell’Associazione Amici della Colma della quale è Presidente, curando la memoria storica dei luoghi con interviste degli abitanti dell’Appennino ligure-piemontese e promovendo iniziative di tutela ambientale e monumentale.


Ovada, 24 Ottobre 2008
Cinzia Robbiano

lunedì 27 ottobre 2008

Incontro con rappresentanti dei movimenti indigeni e contadini della Colombia

Roma, 31 ottobre 2008 - ore 17.30 Nuovo Cinema L'Aquila

A SUD

IPO - International Peace Observer

RETE DI SOLIDARIETA' COLOMBIA VIVE!

TPP - Tribunale Permanente dei Popoli capitolo Colombia


presentano:

COLOMBIA
Per il diritto alla parola
Per il diritto alla vita

A pochi giorni dalle mobilitazioni della Coalizione di Movimenti Sociali Colombiani

Per fermare il genocidio dei popoli originari, dei sindacalisti e degli attivisti colombiani

Per dire NO alla politica paramilitare del governo Uribe

Per sostenere la lotta del popolo colombiano contro l’aggressione delle multinazionali

Per difendere il diritto alla parola, alla vita, al territorio, alla sovranità

Incontro con rappresentanti dei movimenti indigeni e contadini della Colombia

Venerdì 31 ottobre, ore 17.30

Nuovo Cinema L’Aquila, Via L’Aquila n.68- Roma

Interverranno:


Judith Maldonado Modica - Collettivo di Avvocati Luis Carlos Pérez

Juan Carlos Quinterno – Associazione di Contadini del Catatumbo - ASCAMCAT

Ashcayra Arabadora – Associazione Comunità Indigene Barì - ASOCBARI.

Giuseppe De Marzo – A Sud

Gianluca Santilli - Delegato Politiche Culturali VI Municipio

Massimiliano Smeriglio - Assessore Politiche del Lavoro e Formazione Provincia di Roma

Laura Lorenzi - International Peace Observer


per informazioni: maricadipierri@asud.net

domenica 26 ottobre 2008

27 OTTOBRE: MOBILITIAMOCI CONTRO L'ASSEDIO DI GAZA‏

Care tutte e tutti,
vi invio alcuni aggiornamenti in merito alla conferenza internazionale riguardante l'impatto sulla salute della popolazione di Gaza sotto assedio, organizzata dalla Ong GCMHP. (segue sotto comunicato stampa GCMHP)

A pochi giorni dalla Conferenza, le Autorità Israeliane hanno negato il permesso di ingresso a Gaza agli oltre 120 partecipanti internazionali. In risposta a tale decisione, il GCMHP ha deciso di radunare a Ramallah il 26 ottobre tutti i partecipanti e da li recarsi pacificamente al valico di Erez e fare pressioni sulle Autorità Israeliane affinchè si entri a Gaza. Il 27 Ottobre si terrà comunque la Conferenza a Gaza e sarà in collegamento viedeo con Ramallah dove si troveranno sia palestinesi che internazionali. Per quella giornata il GCMHP continua a chiedere una mobilitazione internazionale.

Ogni iniziativa che sarete in grado di fare per il 27 Ottobre sarà estremamente importante: piccole azioni con cartelli che ribadiscono "No all’assedio di Gaza", "End the siege on Gaza", oppure messaggi di solidarietà e sostegno da inviare agli organizzatori della Campagna per mettere fine all’assedio di Gaza. (http://www.end-gaza-siege.ps/)

Un’azione ulteriore: potete inviare lettere di protesta all’Ambasciata Israeliana in Italia sia per l'assedio di Gaza che per il diniego di entrata degli internazionali (vedi sotto i recapiti)

Se riuscite ad organizzare qualche iniziativa e a fare delle foto, per favore inoltratele a questo indirizzo: luisa.morgantini@europarl.europa.eu


Un abbraccio,

Luisa Morgantini

Recapiti Ambasciata di Israele in Italia:

fax:06 36198555

Segreteria Ambasciatore: amb-sec@roma.mfa.gov.il

Uff.Affari Politici e Relazioni Esterne: info-coor@roma.mfa.gov.il

Ministro Consigliere: minister-sec@roma.mfa.gov.il



I muri trionfano sui ponti… la conferenza sull’assedio è una vittima dell’assedio


Di colpo, il Gaza Community Mental Health Programme ha scoperto che la sua conferenza internazionale "Assedio e salute mentale… Muri contro ponti" è sotto assedio.

La conferenza era stata fissata per il 27-28 ottobre nella Striscia di Gaza. Tuttavia, dopo un anno di pianificazione e preparazione, la conferenza accademica è stata sconvolta dalla decisione delle Autorità Israeliane di negare il permesso di ingresso ai partecipanti internazionali a sole due settimane dalla conferenza. Quale migliore ironia per evidenziare gli effetti dell’assedio?


La conferenza è stata organizzata per contribuire, in quanto forum, alla discussione professionale e allo scambio scientifico concernente l’impatto dell’assedio di Gaza su bambini, famiglie, comunità e sugli sforzi per raggiungere la pace. L’obiettivo è di ospitare esperti, ricercatori e accademici da tutto il mondo per costruire ponti per il dialogo, conoscenza reciproca e pace. Sono attesi almeno 120 partecipanti dalle università di tutto il mondo. Venticinque di loro presenteranno documenti e ricerche originali. Gli argomenti principali che saranno trattati in modo professionale riguarderanno la salute mentale e temi legati ai diritti umani.

Se Israele impone un rigido assedio sull’intera popolazione della Striscia di Gaza per "motivi di sicurezza", come dichiarato, noi ci stupiamo di come una simile conferenza possa costituire una minaccia per la sicurezza di Israele.

Queste azioni rappresentano un grave colpo ai diritti della libertà accademica, alla libertà di parola, di educazione e al dialogo culturale.

Consideriamo questa azione come la volontà di bloccare la comunicazione, distorcere la piattaforma per un reciproco riconoscimento, comprensione e ammissione della sofferenza degli altri.

Ancora una volta, e contrariamente a quanto dichiarato, Israele – come forza occupante- dimostra che di fatto sta controllando la Striscia di Gaza, impedendo alle persone di entrare e uscire.

Nonostante tutte le difficoltà, siamo determinati a fare in modo che la conferenza abbia luogo. Abbiamo previsto che gli internazionali parteciperanno alla conferenza da Ramallah e saranno in collegamento video con Gaza e con i partecipanti locali che non hanno il permesso di uscire dalla Striscia da parte delle Autorità Israeliane.

Noi diciamo che, se Israele può imporre l’assedio ai nostri corpi, non può però assediare le nostre menti né le nostre relazioni con il mondo esterno. Nonostante l’ingiusta decisione, siamo determinati a continuare con la conferenza così some previsto. Vogliamo poter raggiungere gli scopi della conferenza così come accrescere la conoscenza sulle catastrofiche conseguenze umanitarie dell’assedio sulla popolazione civile di Gaza.

Chiediamo alle Autorità Israeliane di rivedere la loro decisione e di permettere ai partecipanti alla conferenza di entrare a Gaza.

Infine, chiediamo con urgenza a partecipanti, amici, gruppi di solidarietà, organizzazioni per i diritti umani e comunità per la salute mentale di protestare contro questa decisione, di denunciarla, e di divulgare le attuali politiche israeliane e le violazioni dei diritti umani.

Per ulteriori informazioni, contattare Husam El-Nounou

Direttore delle Pubbliche Relazioni

Gaza Community Mental Health Programme

00972 599 862595 00972 8-2825700

Traduzione a cura dell'Ufficio di Luisa Morgantini (Francesca Cutarelli e Barbara Antonelli)


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sabato 25 ottobre 2008

Declaración parlamentaria sobre la represión de los movimientos indígenas y sindicales en COLOMBIA

Parlamento europeo, Estrasburgo, 22 de octubre de 2008
Nosotros, diputados europeos abajo firmantes, hemos sido informados de la represión perpetrada contra las manifestaciones indígenas que se efectúan desde el 12 de Octubre en diversos departamentos de Colombia, que ha cobrado ya la vida de 27 indígenas, varios desaparecidos y numerosos heridos, y la represión contra el movimiento sindical de los corteros de caña iniciado en el mes de Septiembre.
Queremos expresar nuestra más profunda indignación por estas graves violaciones a los derechos indígenas y sindicales que no pueden quedar en la impunidad.
Consideramos legítimas las reivindicaciones de los indígenas porque sean respetados sus territorios y su autonomía, por la supervivencia de sus 102 etnias, de las cuales 18 están en peligro inminente de desaparición y por la explotación indiscriminada de los recursos naturales. Así mismo reconocemos la legitimidad de las reivindicaciones de los corteros de caña por un trabajo digno.
Instamos al Gobierno colombiano ordenar a las fuerzas armadas que cese inmediatamente la represión ejercida contra el movimiento indígena y contra el movimiento sindical.
Expresamos nuestro rechazo por la expulsión sin fundamento de tres ciudadanos europeos que se encontraban observando las movilizaciones en curso.
Condenamos la permanente utilización del pretexto de la lucha contra el terrorismo para reprimir el movimiento social en Colombia.


Parliamentary declaration About the repression of the indigenous and trade unionist movements in Colombia

We, the undersigned MEPs, have been informed about the repression perpetrated against the
indigenous demonstrations taking place since October 12th in different Colombian regions, and the murder of 27 indigenous people, the disappearance of many more and the injuring of others. We have also learned about the repression against the sugar cane workers movement which begun in September.
We want to express our deep indignation about these serious violations of indigenous and trade unionists' rights that should not go unpunished.
We consider as legitimate the claims of the indigenous people for the respect of their land and autonomy, for the survival of their 102 different peoples, of which 18 are in constant danger of disappearance and for the indiscriminate exploitation of natural resources. Likewise we recognize the legitimate claims of the sugar cane workers for decent work.
We urge the Colombian government to order the police and army force to immediately stop the repression against the indigenous peoples' and workers' movement.
We express our rejection of the unfounded expulsion of three European citizens who were observing the current demonstrations.
We condemn the permanent use of the pretext of fighting against terrorism to repress the social movement in Colombia.

- Vittorio Agnoletto, Diputado europeo por Italia, Miembro de la Comisión de Asuntos exteriores
del Parlamento europeo
- André Brie, Diputado europeo por Alemania, Miembro de la Comisión de Asuntos exteriores del
Parlamento europeo
- Giusto Catania, Diputado europeo por Italia, Vice-presidente de la Comisión de Libertades
civiles, Justicia y asuntos interiores del Parlamento europeo
- Gabriela Cretu, Diputada europea por Rumania, Vice-presidente de la delegación DAND del
Parlamento europeo
- Bairbre De Brun, Diputada europea por Irlanda, Miembro de la Comisión de Desarrollo regional
del Parlamento europeo
- Ilda Figueiredo, Diputada europea por Portugal, Miembro de la Asamblea bi-regional EUROLAT
- Claudio Fava, Diputado europeo por Italia, Vice-presidente de la Asamblea bi-regional
EUROLAT
- Monica Frassoni , Diputada europea por Italia, Presidente del Grupo de los Verdes / Alianza
Libre Europea
- Vicente Garcés, Diputado europeo por España, Miembro de la Comisión de Presupuestos del
Parlamento europeo
- Ana Maria Gomes, Diputada europea por Portugal, Miembro de la Comisión de Asuntos
exteriores del Parlamento europeo
- Pedro Guerreiro, Diputado europeo por Portugal, Miembro de la Comisión de desarrollo
regional
- Umberto Guidoni, Diputado europeo por Italia, Miembro de la Comisión del Control
presupuestal del Parlamento europeo
- Jens Holm, Diputado europeo por Suecia , Miembro de la Comisión de Medio Ambiente, Salud
Pública y Seguridad Alimentaria
- Richard Howitt, Diputado europeo por el Reino-Unido, Vice-presidente de la Sub-comisión de
derechos humanos
- Marie Anne Isler-Béguin, Diputada europea por Francia, Miembro de la Comisión de Medio
ambiente del Parlamento europeo
- Eva Lichtenberger, Diputada europea por Austria, Miembro de la Delegación de Medio-
Ambiente del Parlamento europeo
- Marie-Noelle Lienemann, Diputada europea por Francia, Miembro de la Comisión de Medio
Ambiente del Parlamento europeo
- Alain Lipietz, Diputado europeo por Francia, Presidente de la delegación de relaciones entre el
Parlamento europeo y los países de la Comunidad Andina y Vice-presidente de la Asamblea
parlamentaria bi-regional EUROLAT
- Caroline Lucas, Diputada europea por el Reino Unido, Miembro de la Comisión del Comercio
Internacional del Parlamento europeo
- Mary Lou Mac Donald, Diputada europea por Irlanda, Miembro de la Comisión de Empleo y
Asuntos sociales del parlamento europeo
- Helmuth Markov, Diputado europeo por Alemania, Presidente de la Comisión de comercio
internacional
- Erik Meijer, Diputado europeo por Holanda, Miembro de la Comisión de Transporte del
Parlamento europeo
- Willy Meyer-Pleite, Diputado europeo por España, Vice-presidente de la Asamblea
parlamentaria bi-regional EUROLAT
- Luisa Morgantini, Diputada europea por Italia, Vice-presidente del Parlamento europeo
- Tobias Pflüger, Diputado europeo por Alemania, Miembro de la Comisión de Asuntos exteriores
del Parlamento europeo
- Miguel Portas, Diputado europeo por Portugal, Miembro de la Comisión de Asuntos exteriores
del Parlamento europeo
- Miloslav Ransdorf, Diputado europeo por República Checa, Miembro de la Comisión de Asuntos
exteriores del Parlamento europeo
- Marco Rizzo, Diputado europeo por Italia, Miembro de la Asamblea bi-regional EUROLAT
- Raul Romeva i Rueda, Diputado europeo por España, Miembro de la Comisión de Derechos de
la Mujer e Igualdad de Género
- Esko Seppanen, Diputado europeo por Finlandia, Miembro de la Comisión Asuntos
industriales del Parlamento europeo
- Eva-Britt Svensson, Diputada europea por Suecia, Vice-presidente de la Comisión de derechos
de la mujer e igualdad de género del Parlamento europeo
- Claude Turmes, Diputado Europeo por Luxemburgo, Miembro de la Comisión de industria,
investigación y energía
- Feleknas Uca, Diputada europea por Alemania, Miembro de la Comisión de Cooperación para el
desarrollo del Parlamento europeo
- Gabriele Zimmer, Diputada europea por Alemania, Miembro de la Comisión de Cooperación
para el desarrollo del Parlamento europeo

lunedì 20 ottobre 2008

CONTINUA L’OFFENSIVA PARAMILITARE


La persecuzione paramilitare, la sua presenza e le sue minacce contro la nostra comunità continuano giorno dopo giorno, senza che lo Stato faccia nulla. Al contrario, si evidenzia la sua azione congiunta, riaffermando la verità delle vittime di fronte alle menzogne dei carnefici dal momento che per lo Stato esistono soltanto bande emergenti, nonostante sappia che la realtà è diversa, che il paramilitarismo non è mai cessato e che la sua azione di morte è andata crescendo negli ultimi giorni. Vogliamo dare testimonianza dei seguenti fatti:

Il giorno 17 ottobre intorno alle 17:00presso la Balsa, a circa 5 Km da Apartado, sulla strada che porta a San Josesito, due paramilitari civili armati hanno fermato il veicolo di servizio pubblico e si sono presentati come autodifesa e dopo aver minacciato di realizzare azioni di morte se ne sono andati. Questo è accaduto a meno di 100 metri da un posto di blocco dell’esercito, mostrando ed evidenziando la sfrontatezza e l’agire congiunto del paramilitarismo con la forza pubblica.

Il giorno 16 ottobre intorno alle 10:00 nel sentiero el Porvenir (a 40 minuti dalla fattoria dell’Unione) alcuni paramilitari sono giunti presso l’abitazione di due famiglie e hanno chiesto loro se facevano parte della Comunità di Pace. Loro hanno risposto di no e i paramilitari gli hanno detto che era meglio per loro, dal momento che la comunità di pace è un gruppo guerrigliero e il principale obiettivo da sterminare, che questa comunità stava denunciando tutto e che questo non era permissibile perché in tal modo non potevano portare avanti il loro lavoro di conquista della zona.

Sappiamo che vogliono sterminarci, far tacere la nostra voce, ma sappiamo anche che le voci solidali provenienti da molte parti non permetteranno che la voce delle vittime venga messa a tacere. Non cederemo alle minacce e sappiamo che questi avvenimenti permetteranno all’umanità di giudicare un giorno tutti questi assassini che seminano il terrore. Reiteriamo nuovamente la nostra solidarietà con il popolo NASA del Cauca, che è vittima del terrore dello Stato, delle sue menzogne e della distorsione della realtà. La sua resistenza civile e pacifica ci unisce in questo cammino verso un mondo più umano e alternativo.

COMUNITA’ DI PACE DI SAN JOSE DE APARTADO

18 ottobre 2008

Comunità di Pace di San José de Apartadó
http://www.cdpsanjose.org

sabato 18 ottobre 2008

Urgente: continua la repressione contro il movimento indigeno nella regione del Cauca, Colombia


Vignetta El Espectador.

I nostri fratelli della “Asociaciòn de Cabildos Indìgenas del Norte del Cauca, ACIN”, ci mandano il seguente messaggio di urgenza:

17-10-2008

In questo momento la Forza Pubblica sta sparando contro contadini e indigeni in diverse località del Cauca. A La Maria, l'esercito ha attaccato con armi pesanti alcuni indigeni senza che ci fosse nessuna provocazione, "Noi stavamo camminando verso il centro comunitario a La Maria quando hanno iniziato a spararci", ha assicurato Ricardo Gembuel della Giunta Direttiva dell'AIC. Gli indigeni si trovavano dentro il territorio della riserva e non avevano compiuto nessuna azione.

Il coordinatore del Tessuto di Comunicazione riferisce che ci sono persone ferite, ma non sono ancora disponibili maggiori dettagli. Invita con urgenza l'opinione pubblica e gli organismi di solidarietà a esigere un immediato cessate il fuoco e il rispetto per la vita e i diritti dei cittadini. A Pescador era stata bloccata in modo pacifico la via e l'esercito ha attaccato gli indigeni sparando colpi di fucile. Il coordinatore della Guardia indigena ci rende noto che ci sono 8 indigeni circondati dall'esercito a Pescador e che si sentono raffiche e spari ovunque.

Alla Y di Santander de Quilichao, a El Palo e a La Maria ci riferiscono di vari feriti, informazione che speriamo poter confermare più tardi. A Pescador ci riferiscono di due feriti a colpi di arma da fuoco, Herson Rivera autista del furgoncino del Cabildo de Toribio e Cristobal Poto abitante della riserva di San Francisco, entrambi colpiti mentre andavano verso La Maria. A La Maria continuano ad arrivare feriti, tra i quali Laurentino Menza Noscué,  Luis Casamachín, Fredy Dagua e Erika Casamachín di Miranda, e  Alberto Tenorio e Silvio Menza di Canoas.
Tra i feriti c'è anche Julio Cruz di San Luis Corinto, che ha subito una ferita di arma da fuoco alla gamba destra e colpi alla schiena e al collo, e Luis Emer Pilamo della Fonda Tacueyò, con una ferita di arma da fuoco all'occhio sinistro, che ha così perso. Entrambi sono stati condotti all'Ospedale Dipartimentale.
Inoltre, ci informa Dora Dirley Cuetia della Riserva di Concepción che la Polizia Nazionale a Mondomo sta fermando gli autobus, costringendo la gente a scendere e picchiando gli indigeni. Lo hanno fatto con due indigeni minori di età che stavano andando a lavorare alla Rayanderia di yucca e non avevano niente a che vedere con la mobilitazione.
 Rivolgiamo un appello URGENTE perché cessi l'attacco contro la comunità civile.

mercoledì 15 ottobre 2008

Lettera al Presidente Uribe per violenza contro indigeni della regione del Cauca


Narni, 15 de octubre de 2008

Doctor
ALVARO URIBE VELEZ
Presidente de Colombia
Carrera 8 n.7-26 – Palacio de Nariño – BOGOTA’
Tel 00571 5629300
Fax 00 571 5662071 – 0057 1 3375890 - 00571 342 05 92
auribe@presidencia.gov.co


Despuès de haber escrito al señor vicepresidente FRANCISCO SANTOS, con copia a las principaces autoridades responsables de la vigencia de los Derechos Humanos en Colombia, nos dirigimos a usted, para solicitarle respetuosamente intervenir para que se detenga de inmediato la represiòn contra los indìgenas que en La Maria de Piendamò, Cauca, reclaman el cumplimiento de compromisos adquiridos años atràs por parte del gobierno nacional y la revisiòn de polìticas estatales que los afectan negativamente.

Este, señor Presidente, es un problema eminentemente polìtico que exige, por tanto, respuestas polìticas y no policiales y que se habria podido evitar si el gobierno de Colombia hubiera cumplido con sus obligaciones para con los pueblos indìgenas del paìs y en particular del departamento del Cauca.

En la medida que pasan las horas, la situaciòn se agrava, acabamos de recibir denuncias sobre personas de civil que disparan contra los manifestantes, la quema de las pertenencias de los comuneros indìgenas, ataques contra el personal de salud que atiende a los manifestantes, destrucciòn del centro de salud y del material que allì se encontraba, asì como la muerte de dos indìgenas y la presencia de màs de 60 comuneros heridos.

Aprovechamos el envìo de esta carta, para solicitar comedidamente a la Defensorìa del Pueblo, la Procuradurìa General de la Naciòn, la Oficina del Alto Comisionado ONU por los derechos humanos en Colombia, la Delegación de la Comisión Europea para Colombia y Ecuador, y en general, a todas las autoridades nacionales e internacionales que velan por el respeto de los derechos humanos en el paìs, para que tambièn actùen estrategias de mediaciòn que permitan favorecer el dialogo y acabar con los altos niveles de violencia que en este momento se estàn presentando en el departamento del Cauca.


Agradecemos su atenciòn y confiamos en su voluntad polìtica para privilegiar oportunamente el dialogo y la negociaciòn con las comunidades indìgenas.

Atentamente,


Dr. Andrea Proietti
Presidente Rete Ialiana di Solidarietà Colombia Vive!

Con copia a:

Vicepresidente de Colombia, Dr. Francisco Santos
Ministro de la Defensa, Dr. Juan Manuel Santos Calderòn
Director del Programa Presidencial de Derechos Humanos y DIH, Dr. Carlos Franco Echevarria
Fiscal General de la Naciòn, Dr. Mario Iguaràn
Procurador General de la Naciòn, Dr. Edgardo Josè Maya Villazòn
Defensor Nacional del Pueblo, Dr. Volmar Antonio Pèrez Ortiz
Director de la Policia Nacional, General Oscar Adolfo Naranjo Trujillo
Gobernador del Cauca, Dr. Guillermo Gonzalez Mosquera
Defensor Regional del Pueblo, Dr. Víctor J. Meléndez Guevara
Embajador de Colombia en Italia, Dr. Sabas Pretelt de la Vega
Embajador de Italia en Colombia, Dr. Antonio Tarelli
Oficina del Alto Comisionado ONU por los derechos humanos en Colombia, Sr. Juan Pablo Corlazzoli
Embajador, jefe de la Delegación de la Comisión Europea para Colombia y Ecuador Fernando Cardesa Garcia

_______________________
Sede: Ufficio per la Pace del Comune di Narni
P.za dei Priori 1- 05035 Narni – tel e fax 0039 0744 747269
reteitalianadisolidarieta@gmail.com
c.f. 91047730550

Ci massacrano



[15/10/2008] [ ] [Autore: CRIC]

Contro le comunità indigene di La Maria Piendamò, il massacro è iniziato e si prepara a diventare più violento, fondandosi sulla menzogna e l’accusa. Debole l’azione e l’incidenza delle organizzazioni nazionali e internazionali dei Diritti Umani.

All’inizio della lotta del CRIC, ad ucciderci sono stati i paramilitari contrattati dai proprietari terrieri. Poi sono stati i gruppi paramilitari conniventi con gli organismi dello Stato, ed è stata anche la guerriglia. In occasione delle ultime mobilitazioni, le forze dell’ordine hanno sperimentato meccanismi e strumenti per ucciderci impunemente e questi meccanismi sono diventati sempre più comuni, di fronte all’indolenza dell’opinione pubblica che permette e accetta che si agisca in violazione alla Costituzione e alle leggi del proprio Stato, contro la popolazione povera della Colombia.

Oggi abbiamo una polizia che in nome della legittimità dello Stato ricorre sconsideratamente all’uso della forza, applica la pena di morte e assassina la popolazione che sarebbe tenuta a difendere per dovere costituzionale. Con autoblindo, armi convenzionali e non convenzionali, colpi di pistola e di fucile, aggrediscono chi si mobilita e pretendono di cancellare la loro infamia e la loro totale ignoranza dei fondamenti di uno Stato Sociale di Diritto.

Dopo aver ucciso, ferito, calpestato i diritti fondamentali, si permettono di mentire e di accusarci che siamo noi stessi, gli indigeni e i settori popolari, che ci stiamo auto eliminando o che abbiamo accordi con la guerriglia e che usando i loro esplosivi ci stiamo uccidendo tra di noi. In questo modo vogliono non soltanto occultare i loro crimini, ma stanno anche preparando le condizioni e le giustificazioni per perpetuare il massacro.

Intanto i settori d’opinione interessati al normale funzionamento della via Panamericana chiedono il dialogo, nonostante sembrino già abituati alla morte come argomento di difesa dello Stato e non mostrino preoccupazione per la violazione dei Diritti Umani da parte delle forza pubblica che si sta perpetuando a La Maria. Nondimeno ci sono dei settori popolari e democratici che si esprimono pubblicamente in difesa della vita e della Costituzione e che sono consapevoli del fatto che questa è una lotta di tutti per salvare quel poco che resta dello Stato Sociale di Diritto.

L’organismo a difesa del popolo (La Defensoria del Pueblo) ha richiamato al rispetto dei diritti umani e al dialogo, adempiendo alla sua funzione. Nonostante ciò, chiediamo che questo organismo istituito con la costituzione del 1991 svolga il suo ruolo e sia garante del rispetto dei diritti umani da parte dello Stato. La Defensorìa del Pueblo, deve essere presente nella zona e appurare come sta agendo la forza pubblica, quali armi convenzionali e non convenzionali sta utilizzando, la presenza di civili armati protetti dalla polizia, la violazione delle abitazioni. La Defensorìa del Pueblo deve rendere noto alla comunità nazionale e internazionale chi sono quelli che non lasciano passare le ambulanze dal momento che l’esercito e i mezzi di informazione che diffondono i suoi comunicati dicono che siamo noi, mentre noi sosteniamo e sappiamo che è la forza pubblica che ne impedisce il passaggio. Facciamo un appello al Difensore del Popolo Nazionale perché capisca che qui non si sta rispettando la Costituzione colombiana e che è dovere dell’organismo di Difesa vigilare perché non sia così.

Nello stesso senso, lanciamo un appello al sistema delle Nazioni Unite, al tavolo umanitario del Cauca e alla comunità internazionale perché possano essere testimoni e possano far sapere al mondo quello che sta succedendo a La Maria. Se si stabiliscono la verità e la giustizia come pilastri fondamentali della pace e della convivenza, non bisogna cercarle solo in seguito al verificarsi dei fatti, ma anche nel presente di questa guerra generalizzata contro la popolazione.

Più di sessanta feriti, un morto, un altro corpo abbandonato e massacrato a colpi di machete e che la forza pubblica non ci permette di raggiungere, l’utilizzo di armi convenzionali e non e di procedimenti non autorizzati né legalmente né eticamente, l’incoronamento della menzogna come verità di Stato, le autoblindo che avanzano per le strade secondarie, gli elicotteri che circondano l’area indigena, la zona de La Maria, trasformata in un campo di guerra, sono fatti che meritano ed esigono che le istituzioni nazionali e internazionali dei diritti umani e tutte le persone democratiche del mondo arrestino questo massacro.

Nella misura in cui questo territorio indigeno è stato trasformato in un campo di morte e di guerra, ci giunge voce che attori armati della guerriglia vogliono approfittare della situazione caotica perché, come lo Stato, sono interessati soltanto all’intensificazione del conflitto. Rifiutiamo qualsiasi intervento di questi attori ed esigiamo il rispetto della mobilitazione e dell’autonomia del movimento sociale e il rispetto dei diritti umani.

Lettera al Vicepresidente della Colombia per violenza contro indigeni colombiani


Narni, 14 de octubre de 2008



Doctor
FRANCISCO SANTOS
Vicepresidente de Colombia
Palacio de Nariño, Bogotà
fsantos@presidencia.gov.co, buzon1@presidencia.gov.co


Atento saludo.

El pasado 12 de octubre diferentes pueblos indìgenas de Colombia iniciaron una movilizaciòn con motivo de los 516 años de la invasiòn del continente americano. Con la convicciòn dada por la experiencia vivida, las comunidades indìgenas denuncian la persistencia de la discriminaciòn, el desplazamiento forzado, los altos niveles de violencia que los siguen victimizando y la persistencia del saqueo de sus territorios por parte de corporaciones transnacionales asociadas a sectores latifundistas y empresariales de caracter nacional. De igual modo, exigen la derogatoria de leyes señaladas como privatizadoras del patrimonio nacional, entre las cuales se encuentran: el Estatuto Rural, el Código de Minas, las Leyes y Planes de Aguas y la Ley de Bosques.

Una de esas movilizaciones es realizada por los pueblos indìgenas del Cauca, quienes pacificamente se han concentrado en La Maria de Piendamò, para reivindicar nuevamente el cumplimiento de historicos compromisos estatales no realizados como la reparaciòn integral por la masacre del Nilo (diciembre de 1991), los acuerdos de la hacienda La Emperatriz (2005) y el acuerdo 169 de la OIT.

Precisamente del Cauca señor Vicepresidente, nos siguen llegando preocupantes noticias que dan cuenta del uso desproporsionado de la fuerza por parte de la Policìa, el Ejèrcito y hombres vestidos de civil, contra los pobladores indìgenas, en acciones que han dejado ya numerosos heridos por arma de fuego, algunas personas detenidas y por lo menos 5 desaparecidas. Estos graves hechos, se suman a los recientes asesinatos de los comuneros indìgenas Nicolàs Valencia Lemus, Celestino Rivera y Cesar Hurtado Trochez, homicidios que han sido realizados en los ùltimos tres dìas. Mientras terminamos esta carta nos llega la noticia del bloqueo de la pàgina web de la Asociaciòn de Cabildos Indìgenas del Norte del Cauca ACIN.

Nuestro llamado urgente y respetuoso al señor Vicepresidente y a las demàs autoridades responsables de la vigencia de los Derechos Humanos en Colombia, es para que intervengan rapidamente y eviten la continuaciòn de las medidas represivas. Los indìgenas concentrados en La Maria de Piendamò y en otros puntos de la geografìa nacional estan solicitando el cumplimiento de compromisos adquiridos desde hace varios años por el Estado, la revisiòn de polìticas inconsultas que vulneran sus territorios y autonomia y el cese de los asesinatos contra lìderes y comuneros indìgenas. Claramente, son estas, reivindicaciones que requieren de una respuesta polìtica por parte del Estado y no de acciones represivas que por el contrario agravan aùn màs la ya dificil la situaciòn actual. Por ùltimo, solicitamos el respeto al derecho de libre expresiòn violado con el bloqueo a la pàgina web de la ACIN.

Agradecemos su atenciòn.

Respetuosamente,



Dr. Andrea Proietti
Presidente Rete Ialiana di Solidarietà Colombia Vive!


Con copia a:

Ministro de la Defensa, Dr. Juan Manuel Santos Calderòn
Director del Programa Presidencial de Derechos Humanos y DIH, Dr. Carlos Franco Echevarria
Fiscal General de la Naciòn, Dr. Mario Iguaràn
Procurador General de la Naciòn, Dr. Edgardo Josè Maya Villazòn
Defensor Nacional del Pueblo, Dr. Volmar Antonio Pèrez Ortiz
Director de la Policia Nacional, General Oscar Adolfo Naranjo Trujillo
Gobernador del Cauca, Dr. Guillermo Gonzalez Mosquera
Defensor Regional del Pueblo, Dr. Víctor J. Meléndez Guevara
Embajador de Colombia en Italia, Dr. Sabas Pretelt de la Vega
Embajador de Italia en Colombia, Dr. Antonio Tarelli

Richiesta urgente alla Corte Interamericana di Diritti Umani


[14/10/2008] [] [Autore: Tessuto di Difesa della Vita – Asociaciòn de Cabildos Indigenas del Norte del Cauca - ACIN]

Il motivo della presente lettera è quello di richiedere la protezione della protesta pacifica in atto nel Cauca, di fronte al ricorso sconsiderato alla forza da parte dello Stato colombiano.

Santander de Quilchao, 14 ottobre 2008.

Signor
Santiago Cantón
Segretario Esecutivo
Commissione Interamericana dei Diritti Umani
Washington D.C


Un cordiale saluto,

Le inviamo la presente lettera per richiedere la protezione della protesta pacifica in corso nel Cauca, di fronte all’uso sconsiderato della forza da parte dello Stato colombiano.
Dallo scorso 12 ottobre, abbiamo espresso l’obiettivo della nostra mobilitazione pacifica attraverso queste parole:

1. Non accettiamo “Trattati di Libero Commercio” come quello che è stato “negoziato”, a porta chiusa e senza consultarci, con gli Stati Uniti, il Canada, l’Unione Europea, l’Associazione Europea di Libero Commercio, e chiunque altro persegua lo stesso obiettivo di privarci dei nostri diritti, delle nostre culture, dei nostri saperi e dei nostri territori, di sfruttare le ricchezze e i popoli e di rubare il valore economico e il capitale per sottometterci. Vogliamo Trattati tra i popoli, per i popoli e per la vita e non tra i padroni, contro i popoli e contro la Madre Terra, che stanno uccidendo con la loro avidità.

2. Denunciamo, ci opponiamo ed esigiamo l’abolizione delle riforme costituzionali e della legislazione di spoliazione per mezzo della quale consegnano ciò che è nostro agli interessi privati e ci costringono al silenzio, alla stupidità, al lavoro forzato, all’esclusione e alla morte. Sono molte le leggi e le riforme già attuate o in corso di attuazione. Tra queste, le peggiori includono lo Statuto Rurale, il Codice delle Miniere, le Leggi e Piani per l’Acqua, la Legge sui Boschi… Lotteremo per ottenerne l’abolizione.

3. Basta al terrore perpetuato attraverso il Piano Colombia, la Sicurezza Democratica, la parapolitica che infestano tutti i nostri territori e seminano morte e trasferimenti forzati celati dietro il falso pretesto del “recupero sociale”. Che il mondo venga a conoscenza del modo in cui il governo degli Stati Uniti e il Comando Sud stabiliscono dei Centri di Coordinamento di Azione Integrale a partire dai quali occupano i nostri territori per consegnarli alle imprese transnazionali insieme alle risorse dei popoli. In queste condizioni, protestare non è un delitto ma un dovere, trasformato in crimine da coloro che temono la libertà. Che se ne vadano i signori della guerra, che utilizzano il terrore per rubare e uccidere. Vogliamo giudicare nei nostri territori e in base alle nostre leggi coloro i quali ci hanno ridotti a vittime servendosi del potere dello Stato, del para-Stato e della guerra, da qualsiasi luogo provengano e senza tenere in conto i loro discorsi e le loro sedicenti giustificazioni.

4. Chiediamo l’adempimento alle norme, agli accordi e alle convenzioni che vengono ignorate sistematicamente. Non solo del Decreto 982 del 1999 o degli accordi per il Massacro del Nilo del dicembre 1991 e degli accordi dell’Imperatrice del settembre 2005, ma anche della legge 21 del 1991 o Accordo 169 della ILO. La Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni deve diventare legge ed essere rispettata. Ma le nostre richieste non si limitano a ciò che riguarda noi indigeni. Il Mandato Agrario, i diritti sindacali, i servizi pubblici, i diritti fondamentali, i diritti delle donne e la loro lunga e dolorosa lotta:

TUTTE LE CAUSE SONO LA NOSTRA.

5. Invitiamo alla costruzione dell’Agenda dei Popoli. Da un Paese con padroni e senza popoli, a un Paese dei popoli senza padroni. Camminiamo a partire dal nostro dolore, dai 516 anni di persecuzione e lotta senza tregua e ci impegniamo a condividere e a sentire la sofferenza di altri popoli e processi. Che il tessuto di dolore si trasformi in cammino per sostituire queste istituzioni illegittime e marce, al servizio del capitale transnazionale per mezzo dei padroni, con un governo popolare saggio. Manteniamo l’impegno preso in occasione della “visita per il Paese che desideriamo” e proponiamo di convocare tra tutti e tutte il Congresso Nazionale dei Popoli, come un neonato la cui nascita si preannuncia a partire da questa mobilitazione, nel corso della quale esprimeremo la parola collettiva per incamminarci verso la costruzione del nuovo Paese possibile e necessario.
Affermiamo la nostra intenzione di aggiungere la nostra alle vittorie degli altri popoli dell’America Latina, in cammino verso un’America dei suoi Popoli.

Di fronte a ciò, lo Stato risponde con una violenza smisurata del regime per far tacere le nostre parole a colpi di proiettili e repressione, dal momento che ci informano dalla comunità Maria Piendamó che la stessa è circondata dall’Esercito Nazionale e che ci sono anche dei civili armati sulle montagne e nei dintorni delle strade che sparano contro la comunità. La repressione è molto violenta, ma nonostante ciò non è riuscita ad aprirsi il cammino, dal momento che circa 9000 persone stanno resistendo all’aggressione.

Questo attacco contro la comunità pacifica in resistenza ha prodotto fino a questo momento i seguenti feriti e detenuti:

-Hermes Arbey Díaz de Huellas Caloto
- Mauricio Menza de Jambaló (ferito alla fronte da un proiettile con schegge di vetro e pietra).
- Benjamín Ramos del Resguardo de Tálaga, Caldono (ferito all’occhio sinistro e con un proiettile nel petto)
- Mariano Morano Dizú, Presidente della Junta de Acción Comunal di La Palma Pitayó (ferito al cranio con arma da fuoco, con segni d decorticazione cerebrale, è stato trasferito a Popayán)
- Enyi Ulcué di Pueblo Nuevo, Caldono (ferita alla gamba sinistra con arma da fuoco)
- N.N. con un colpo grave alla testa
- John Freddy Piñacue di 16 años (ferito alla fronte con un randello).
- Mario Guetoto de Delicias (ferita al naso).
- Diomedes Quinto di San Andrés de Pisimbalá (ferito alla fronte da un proiettile con schegge di vetro e pietra)
- Joaquín Cotocué de San Andrés de Pisimbalá.(ferito alla fronte da un proiettile con schegge di vetro e pietra).
- Milciades Tumbo di San Andrés de Pisimbilá.
- José Ferney Pardo de Inzá, Tierradentro.
- Adolfo Quitumbo Yatacue di Corinto
- Harold Cucuñame dell’ Honduras. Zona Occidente
- Delio Quitumbo di Toribío. (ferito alla gamba sinistra da un proiettile con schegge di vetro e pietra).
- Mario Huetoto. Della zona di Delicias, Buenos Aires (ferito all’occhio sinistro da un proiettile con schegge di vetro e pietra).

Detenuti:
Leonardo Chocué di Tierradentro
Eduardo Cotoina di Tierradentro
Pablo Dagua di Corinto

E’ inoltre necessario far presente che nel corso di questa settimana sono anche stati assassinati Nicolás Valencia Lemus e Celestino Rivera, e siamo stati appena informati che ieri, 13 ottobre intorno alle 21:00 è stato assassinato Cesar Hurtado Tróchez, di 23 anni, appartenente alla comunità indigena del Resguardo de Guadualito. Si trovava nella sua abitazione e mentre riposava sono arrivati 4 uomini che lo hanno ucciso a colpi di arma da fuoco.

Mentre terminiamo di scrivere questo resoconto parziale ci giunge notizia dal personale che si trova presso il Centro di Salute a La Maria, che continuano a giungere feriti gravi. Molti sono feriti da colpi di arma da fuoco e gli elicotteri stanno sorvolando la parte alta di La Maria. Questo è un massacro!

Tessuto di Difesa della Vita
Asociación de Cabildos Indígenas del Norte del Cauca
ACIN
14 ottobre 2008
10:50

martedì 14 ottobre 2008

Relazione della Visita in Italia dei due rappresentanti della Comunità di Pace di San José de Apartadò: Wilson David Higuita e Maria Bertilda Quintero


GENOVA: 30 settembre 2008

I rappresentanti sono stati invitati dalla locale sezione della Rete Italiana di Solidarietà, coordinata dalla Comunità cristiana Oregina di Genova. Recentemente anche la Provincia di Genova ha aderito alla Rete Italiana di Solidarietà ed è stata presente all’incontro. Di seguito potete leggere il Comunicato stampa ed andare al link  http://www.arcoiris.tv/modules. php?name=unique&id=10592 per vedere il video della iniziativa pubblicato da arcoiris.tv

Scomodi testimoni dalla Colombia
Ieri abbiamo vissuto una giornata piena di emozioni, di sentimenti profondi che incrociano il sociale, il politico, l’umano. L’abbraccio con due testimoni di pace provenienti dalla Comunità di pace di San José de Apartadó, Berta e Wilson, è stato un forte segno della comunicazione che vive tra loro e noi che siamo la sezione locale della Rete nazionale di Solidarietà Colombia Vive! Sono stati nostri ospiti, abbiamo pranzato e cenato con loro, ma soprattutto abbiamo avuto la grande soddisfazione di contribuire alla costruzione dell’Incontro Pubblico avvenuto martedì 30 settembre dalle ore 17 nella sala del Consiglio provinciale, alla presenza dell’assessora alle Attività per la Pace Milò Bertolotto.
Una donna e un uomo, con la forza della terra che amano e che difendono da chi li vuole cacciare per impossessarsene e farne oggetto di selvaggio sfruttamento, per più di un’ora con la calma dei forti, di coloro che hanno resistito e ancora resistono, nonostante le 184 persone che in questi ultimi dieci anni sono state ammazzate, hanno narrato le ragioni che nel 1997 li ha portati a dare vita alla formazione della comunità di san Josè de Apartadó.
Una comunità composta da 1300 persone con un totale di 214 famiglie; una comunità che, diffusa in un vasto territorio, comprende : san Josesito con 115 famiglie, la “Union” con 65 famiglie “La Esperanza” con 12 famiglie e “Arenas Altas” con 18 famiglie.
Una comunità di campesinas e campesinos che lavorano, producono e condividono i beni di per sé già modesti; una comunità che si è data regole di partecipazione democratica e organi collettivi di organizzazione della vita comunitaria.
Nella sala correva come un solo brivido quando Wilson ha raccontato come nel febbraio del 2005 un gruppo della Brigata XVII dell’esercito avesse maciullato i corpi di 8 membri della comunità, femmine e maschi, adulte/i e bambine/i.
Ma al racconto dell’orrore è seguito la dolcezza del messaggio di una metodologia della resistenza civile, nonviolenta, non declamata ma praticata nella fiduciosa speranza di un’ alba di una società migliore.
Non poteva esserci migliore preparazione della celebrazione della giornata mondiale della nonviolenza per noi che a Genova oggi giovedì 2 ottobre alle ore 13.30 vedremo issare l’arcobaleno della Pace sulla Torre Grimaldina di palazzo Ducale accanto alla bandiera della città e alle ore 18 di fronte alla statua di Gandhi, nel piazzale Mandracchio al Porto antico, vivremo un momento di riflessione e di festa.
Genova 2 ottobre 2008-
Peppino Coscione per la sezione locale della Rete.

ROMA, 2 ottobre 2008 ( Rete Italiana di Solidarietà, sede di Narni e sezione Locale di Roma)
Ore 12:00 incontro con Medici per i Diritti Umani, Alberto Barbieri
L’incontro è stato organizzato per parlare della fase conclusiva del progetto della rete fognaria in San Josecito, finanziato dalla Regione Toscana ( coordinato dal Comune di Cascina e da Medici per i Diritti Umani) . Alberto Barbieri ha parlato con i rappresentanti dello stato di avanzamento dei lavori, che stanno in via di conclusione, comunicando che dai costi preventivati per la costruzione della rete fognaria sono rimasti dei soldi che propone di utilizzare per la costruzione dell’acquedotto in San Jocecito, opera che già era stata messa in programma con la Comunità che riveste una delle priorità assolute.
C’è stato grande entusiasmo da parte di tutti noi per la bella notizia. Ci siamo però raccomandati con i rappresentanti della Comunità di Pace che i lavori della fognatura devono assolutamente essere conclusi per il mese di Novembre 2008, altrimenti si rischia di perdere la possibilità di utilizzare i soldi che avanzano per la costruzione dell’acquedotto. Bisogna assolutamente rendicontare la rete fognaria alla Regione Toscana entro la fine di novembre 2008.
I due rappresentanti hanno dato tutta la disponibilità per sollecitare la conclusione die lavori.

Ore 14:00 – Camera dei Deputati, Palazzo di Montecitorio.
Audizione presso il Comitato Permanente sui Diritti Umani - III Commissione Esteri Camera dei Deputati - Presidente On. Le Furio Colombo
Erano presenti :
On.le Furio Colombo, Presidente Comitato per i Diritti Umani, alcuni membri della Comitato tra cui On. le Narducci, On.le Chiavetta ( che sono intervenuti) , On.le Margherita Boniver .
Andrea Proietti, Presidente della Rete Italiana di Solidarietà - Carla Mariani, segretaria della Rete Italiana di Solidarietà – Salima Cure, Associazione A SUD e amica della Rete Italiana di Solidarietà – Wilson David Higuita e Bertilda Tuberquia, Comunità di Pace di San José de Apartadò.

Dopo i saluti diritto, il Presidente Furio Colombo ha dato la parola al Presidente della Rete Andrea Proietti per esporre le nostre richieste. Il presidente Andrea Proietti ha dato lettura della lettera che è stata consegnata al Comitato perché venisse conservata agli atti, nella quale essenzialmente si esplicitavano le seguenti richieste:

Appoggiare la relazione solidale che espressioni organizzate della società civile italiana hanno con le Comunità in resistenza civile e le Organizzazioni che difendono i diritti umani in Colombia. Sollecitare l'Ambasciata italiana, ad unirsi alla missione diplomatica che appoggia la Comunità di Pace di San José di Apartadó.

Sospendere la vendita di armi e l'aiuto militare alla Colombia, considerato che nel paese si vive un forte conflitto armato e si verifica la violazione impune dei diritti umani;

Attivare un efficace vigilanza sulle risorse destinate alla cooperazione con la Colombia per garantire che non siano utilizzate per il consolidamento dell'apparato militare, che non favoriscano lo sfruttamento illegale ed illegittimo delle risorse naturali ed, in generale, non contribuiscano
all'acutizzazione della guerra;

Condizionare la cooperazione e gli accordi commerciali con la Colombia al rispetto dei diritti umani ed ai risultati concreti delle investigazioni sui crimini commessi contro i membri delle Comunità in resistenza civile e delle Organizzazioni sociali vittime della violenza politica colombiana.

Appoggiare la realizzazione dell’ "Accordo Umanitario" che permetta la liberazione dei sequestrati;

Attivare meccanismi che combattano efficacemente la relazione tra le organizzazioni criminali Ndrangheta italiana e paramilitari colombiani. Allo stesso modo, contrastare i possibili appoggi che, da istanze ufficiali, funzionari pubblici dei due Paesi potrebbero offrire a queste pericolose organizzazioni illegali.

Essere informati in occasione di seminari, incontri ed approfondimenti il Governo vorrà organizzare sull’America Latina ed in particolare sulla Colombia al fine di poter metter a disposizione il nostro bagaglio di esperienza accumulato in questi anni di accompagnamento delle Comunità di pace e in Resistenza civile colombiane, che ci hanno portato a stretto contatto sia con la società civile organizzata che con le autorità civili e militari della Colombia.

E’ stato invitato il Presidente Furio Colombo a partecipare alla missione internazionale che la Rete Italiana di Solidarietà organizza per il prossimo 23 marzo 2009 in Colombia, per visitare le Comunità dell’Urabà ( San José de Apartadò) e del Cauca ( NASA/ACIN)

E’ stata infine comunicata l’intenzione della Rete Italiana di Solidarietà di dare vita alla costruzione di una Rete Europea di appoggio ai processi delle Comunità di Pace e in resistenza civile in Colombia ( che già dal febbraio 2006 sta mettendosi in movimento rafforzando la realzione tra varie città e associazioni europee) comunicando che già con le città spagnole di Burgos, Alburquerque, Rivas e la città belga di Westerlo, unite alla Comunità di Pace di San José de Apartadò da un patto di amicizia e fratellanza, si sta lavorando affinché si rafforzi l’impegno di una cittadinanza europea attiva che porti il suo contributo per aiutare l’Europa a consolidare la sua politica di pace e di difesa dei diritti umani.

L’On. Furio Colombo si è detto molto interessato e impressionato della situazione emersa dal racconto degli ospiti colombiani, dicendo di conoscere oggi, un aspetto della Colombia che probabilmente non avrebbe avuto modo di conoscere senza la nostra presenza. Si è detto disponibile ad appoggiare il processo della Comunità e l’Attività della Rete, ci ha chiesto di inviare una lettera per invitare ufficialmente il Comitato Per i Diritti Umani a partecipare alla missione in Colombia per il prossimo marzo 2009. Ha messo a disposizione della Rete i riferimenti per mantenere attivo lo scambio di informazioni.

Si è concluso sottolineando che l’appoggio politico che il Governo italiano vorrà offrire alla Comunità di Pace di San José de Apartadò, così come ad altre esperienze di costruzione della pace in Colombia, aumenterà in maniera significativa il livello di protezione sia dei processi comunitari che della vita stessa dei protagonisti che li realizzano, favorendo l’avvio di una soluzione dialogata e pacifica del conflitto colombiano che in oltre 50 anni di guerra ha provocato quasi 300.00 morti e tre milioni di desplazados, sfollati interni.

NARNI, 3 ottobre 2008 ( Ufficio per la Pace del Comunedi Narni, sede della Rete)
Ore 17:00

Incontro istituzionale con alcuni rappresentanti di Enti locali ( Comune di Amelia, Comune di Narni, Regione dell’Umbria)
Presenti oltre ai due rappresentanti colombiani, Mara Gigioni, vicepresidente del Consiglio Regionale dell’Umbria, Tommaso Dionisi Assessore alla Pace del Comune di Amelia, Francesco De Rebotti Assessore alla Pace del Comune di Narni, Carla Mariani, segretaria Rete Italiana di Solidarietà e responsabile Ufficio Pace del Comune di Narni.
La riunione ha avuto l’obiettivo di rafforzare la Rete su base locale chiedendo al Comune di Amelia di valutare la possibilità di aderire alla Rete e alla Regione dell’Umbria di riallacciare la relazione con la Rete, considerato che già dal 2005 la Regione è membro della Rete ma che purtroppo non si sono trovati buoni canali di comunicazione per un lavoro concreto e costruttivo. I rappresentanti colombiani hanno invitato gli amministratori a partecipare alla Missione del marzo 2009 in Colombia.

Ore 20.00, cena a casa di Franco Costantini, dell’Associazione Narni per la Pace, membro della Rete Italiana.

Momento conviviale e di amicizia coni rappresentanti della Comunità di Pace insieme ai compagni dell’Associazione Narni per la Pace.

TERNI, 4 ottobre
Visita a un luogo turistico la Cascata delle Marmore e pranzo conviviale con il Presidente dell’Associazione Culturale Circolo Primamggio di Bastia Umbra – Luigino Ciotti, membro della Rete Italiana di Solidarietà. Si è fatto un po’ il punto della situazione e i rappresentanti ci hanno raccontato gli incontri che hanno avuto nelle altre città europee Burgos, Rivas, Westerlo, Vienna, ecc.
Durante il giorno si è parlato, insieme ad Oriana, Sergio, Luigino della possibilità di avviare un piccolo progetto culturale relativo alla stampa di un libro sui miti della cultura popolare campesina ( Madre Monte, Patasola, Brujas volantonas, secretos Buenos y malos, Duene, ecc.) proponendo di coinvolgere i giovani della Comunità per raccogliere storie e notizie dagli anziani e mandarli per e mail alla Rete per la stesura e stampa del libro. Si è proposto di far uscire il libro in doppia lingua Ita/ESP e con illustrazioni delle varie figure .

Ore 16:00, partenza per Fiumicino Aeroporto per andare a Madrid.

lunedì 13 ottobre 2008

Lettera al Vicepresidente della Colombia per l'assassinio di due indigeni nella regione del Cauca


12 de octubre de 2008


Doctor
FRANCISCO SANTOS
Vicepresidente de Colombia
Palacio de Nariño, Bogotà
fsantos@presidencia.gov.co, buzon1@presidencia.gov.co

Respetuoso saludo.

En menos de 24 horas, han sido asesinados los comuneros indìgenas NICOLAS VALENCIA LEMUS y CELESTINO RIVERA. NICOLAS, de 39 años de edad, fue obligado a descender del vehìculo en el que se desplazaba y fue acribillado a bala delante de su esposa y sus hijos por hombres encapuchados que se identificaron como miembros de la formaciòn paramilitar “Aguilas Negras”, el hecho ocurriò hoy a las 8:00 a.m., en jurisdicciòn del resguardo de Huellas-Caloto , departamento del Cauca. Por su parte, CELESTINO, perteneciente al resguardo de Jambalò, fue asesinado ayer en la noche con dos disparos de fusil en el cràneo.
Los homicidios se realizaron en el marco de la Minga por la “Conmoción de los Pueblos” y las demàs actividades llevadas a cabo por las comunidades indìgenas del Cauca y de otras regiones de Colombia para recordar los 517 años de resistencia a las acciones de explotaciòn a que historicamente han sido sometidas.

Tal y como le hemos expresado en nuestra misiva del pasado 29 de septiembre, en la cual denunciabamos el asesinato del señor RAUL MENDOZA, gobernador indìgena del Cabildo Peñòn, municipio de Sotarà Cauca, constatamos con preocupaciòn el cumplimiento de las amenazas de muerte que repetidamente se han lanzado contra el movimiento indìgena y lìderes sociales en el departamento del Cauca. Señor Vicepresidente, A LOS INDÌGENAS DEL CAUCA LOS ESTÀN MATANDO y no observamos la implementaciòn de ninguna medida por parte de autoridades regionales o nacionales dirigida a evitar la continuaciòn de este exterminio. La acciòn continuada por parte de las Aguilas Negras en todo el paìs, parece evidenciar que las estructuras paramilitares continùan funcionando y atentando contra organizaciones sociales disfuncionales a intereses econòmicos de poderosos sectores nacionales e internacionales.

Como siempre, solicitamos al señor Vicepresidente, hacer todo lo que sea necesario para evitar que se repitan nuevos asesinatos de indìgenas y lìderes populares en el departamento del Cauca. Las comunidades indìgenas siguen rechazando la violencia generada por todos los actores armados y reivindican ejemplarmente el uso de la palabra como mecanismo para transformar y superar los conflictos.

Agradecemos su atenciòn.

Atentamente,

Dr. Andrea Proietti Presidente Rete Ialiana di Solidarietà Colombia Vive!


Con copia a:

Ministro de la Defensa, Dr. Juan Manuel Santos Calderòn
Director del Programa Presidencial de Derechos Humanos y DIH, Dr. Carlos Franco Echevarria
Fiscal General de la Naciòn, Dr. Mario Iguaràn
Procurador General de la Naciòn, Dr. Edgardo Josè Maya Villazòn
Defensor Nacional del Pueblo, Dr. Volmar Antonio Pèrez Ortiz
Director de la Policia Nacional, General Oscar Adolfo Naranjo Trujillo
Gobernador del Cauca, Dr. Guillermo Gonzalez Mosquera
Defensor Regional del Pueblo, Dr. Víctor J. Meléndez Guevara
Embajador de Colombia en Italia, Dr. Sabas Pretelt de la Vega
Embajador de Italia en Colombia, Dr. Antonio Tarelli

domenica 12 ottobre 2008

Lettera al Vicepresidente della Colombia per minaccia paramilitare alla Comunità di Pace di San Josè de Apartadò


Narni, octubre 11 de 2008

Doctor
FRANCISCO SANTOS
Vicepresidente de Colombia
Palacio de Nariño, Bogotà
fsantos@presidencia.gov.co, buzon1@presidencia.gov.co

Respetuoso saludo.

Del 1 al 6 d octubre del presente año, la Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò realizò la peregrincaciòn por la vida, que contò con la participaciòn de numerosas delegaciones de organizaciones sociales colombianas e internacionales, entre las cuales estaba representada nuestra Rete Italiana di Solidarietà y el Pacto de Hermanamiento de los Ayuntamientos de Alburquerque (España), Westelo (Bèlgica), Burgos (España) y Narni (Italia), a su vez, hermanados con esta Comunidad de Paz.

La primera actividad en programa, era la realizaciòn el 1 de octubre, de una oraciòn silenciosa frente a las instalaciones de la Brigada XVII del Ejèrcito, por los repetidos e impunes episodios de violaciòn de derechos humanos en los que han estado comprometidos miembros de esta guarniciòn militar, desafortunadamente, apesar de la ausencia de argumentos legales, la comandancia de la Brigada no permitiò la llegada de la caravana a su destino, por lo cual la acciòn pacìfica de oraciòn y reflexiòn se debiò realizar en medio de la carretera.
Del 2-6 de octubre, los peregrinantes nacionales e internacionales, recorrieron las zonas humanitarias y asentamientos de la Comunidad de Paz, en Mulatos, La Esperanza y La Uniòn, registrando con preocupaciòn los testimonios de familias campesinas sobre la fuerte presencia de grupos paramilitares que tal y como hemos denunciado en varias ocasiones al señor Vicepresidente, tienen su base inperturbada en el corregimiento de Nueva Antioquia.
En los primeros dìas de nuestra estancia en la Comunidad de Paz, llegaron noticias sobre la presencia de grupos paramilitares muy cerca del asentamiento de La Uniòn, que como es de su conocimiento, ha sido escenario de atroces masacres perpetradas por estas formaciones armadas. Posteriormente, el 4 de octubre, paramilitares detuvieron e interrogaron a tres miembros de la Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò en la vereda La Esperanza, donde nos encontrabamos cumpliendo una etapa màs de la peregrinaciòn por la vida. Despuès de ser interrogados y amenazados, y de evitar que uno de ellos, miembro del Consejo Interno de la Comunidad de Paz, fuera llevado por los paramilitares, los tres campesinos llegaron al sitio donde estaba concentrada la peregrincaciòn.
Las situaciones registradas y los numerosos testimonios de pobladores de la zona, nos han permitido verificar la cada vez màs intensa presencia paramilitar y la continuaciòn de las serias amenazas contra los miembros de la Comunidad de Paz y demàs habitantes del territorio.

Por otro lado señor Vicepresidente, queremos expresar nuestra preocupaciòn por los planes oscuros que intentan desprestigiar y judicializar a los defensores de derechos humanos de la Comisiòn Intereclesial de Justicia y Paz y al Padre Javier Giraldo, reconocido nacional e interanacionalmente por su apoyo incondicional a grupos poblacionales particularmente afectados por la violencia polìtica colombiana. La reciente conversaciòn telefònica entre el General (r) Rito Alejo del Rio y el exministro Fernando Londoño, publicada por un noticiero de televisiòn, dan cuenta del diseño de una estrategia macabra que contarìa, por lo menos, con la
complicidad de algunos medios de comunicaciòn.

De nuevo, solicitamos al señor Vicepresidente, intervenir para que el Estado colombiano neutralice la base paramilitar que desde hace años ha sido establecida en el corregimiento de Nueva Antioquia. De igual modo, le pedimos respetuosamente, conjurar los planes de desprestigio y criminalizaciòn contra el Padre Javier Giraldo y la Comisiòn Intereclesial de Justicia y Paz, fraguados desde el sitio de reclusiòn del General Rito Alejo del Rio y al interior de su circulo de amigos.

Agradecemos su amable atenciòn.

Atentamente,

Dr. Andrea Proietti
Presidente Rete Ialiana di Solidarietà Colombia Vive!

Con copia a:
Ministro de la Defensa, Dr. Juan Manuel Santos Calderòn
Director del Programa Presidencial de Derechos Humanos y DIH, Dr. Carlos Franco Echevarria
Fiscal General de la Naciòn, Dr. Mario Iguaràn
Procurador General de la Naciòn, Dr. Edgardo Josè Maya Villazòn
Defensor Nacional del Pueblo, Dr. Volmar Antonio Pèrez Ortiz
Comandante Brigada XVII, Carepa – Apartadò
Embajador de Colombia en Italia, Dr. Sabas Pretelt de la Vega
Embajador de Italia en Colombia, Dr. Antonio Tarelli

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Sede: Ufficio per la Pace del Comune di Narni
P.za dei Priori 1- 05035 Narni – tel e fax 0039 0744 747269
reteitalianadisolidarieta@gmail.com
c.f. 91047730550

sabato 11 ottobre 2008

L’AMERICA LATINA NON È IMMUNE DALLA CRISI DEL NEOLIBERISMO, MA NON È MAI STATA COSÌ VACCINATA

Gennaro Carotenuto
(10 ottobre 2008)

L’America latina non è immune dalla crisi dell’economia statunitense e non sarà risparmiata dalla recessione mondiale, ma solo dieci anni fa sarebbe stata nell’occhio del ciclone. Le stime per il 2009 limitano la crescita della regione tra il 3.5% e il 4% contro il 4.6% del 2008. Appena una decelerazione che però nasconde alcuni cambiamenti importanti. Tasse sull’agroexport in Argentina, privatizzazione del petrolio in Messico: alcuni dei punti qualificanti dell’agenda politico-economica 2007-2008 sono stati semplicemente spazzati via dall’incedere degli eventi.
Il continente è dunque in una situazione molto migliore rispetto a quella nella quale sarebbe stata al tempo del neoliberismo più ortodosso. Nonostante non possa non temere una recessione globale, crescerà meno, incasserà meno dalla vendita delle materie prime, arriveranno meno rimesse dai migranti, l’America latina ha un sistema capitalista più solido e meno dipendente dalle decisioni del Nord. Sarà più difficile continuare a ridurre la povertà ma anche i costi umani saranno minori. Per il momento gli Stati latinoamericani –nonostante non possano escluderlo per il futuro- non hanno bisogno di piani di salvataggio per il sistema bancario. La crescita nell’ultimo decennio del commercio Sud-Sud e l’aumentare delle relazioni con l’Asia e soprattutto con la Cina, ma soprattutto il fatto che la regione abbia rifiutato l’ALCA, il trattato di libero commercio con gli Stati Uniti, sono i fattori che rendono oggi l’America latina meno sensibile alla recessione del mondo occidentale.

Il FMI ha sempre difeso tutte le dittature fondomonetariste della storia latinoamericana; erano loro che decidevano la politica economica. Lo facevano facilmente, come in esperimenti in laboratorio, proibendo i sindacati, i movimenti sociali, reprimendo il dissenso e l’opposizione politica, spesso eliminandola fisicamente. Ha difeso anche scelte scellerate di privatizzazioni selvagge che hanno avuto conseguenze nefaste sulla vita delle persone causando direttamente morte per fame e disperazione ovunque tali ricette sono state applicate. Più di recente ha contribuito ad organizzare il golpe in Venezuela dell’11 aprile 2002.
E’ evidente così che la Patria grande latinoamericana abbia sviluppato anticorpi e istituzioni come il Banco del Sud in grado di essere una risposta etica ed integrazionista al delirio monetarista. E non deve sorprendere che un dirigente politico integrazionista come Hugo Chávez consideri il Fondo Monetario Internazionale come il primo responsabile della crisi e inviti lo stesso FMI ad “a convocare una sessione che abbia all’ordine del giorno la dissoluzione dello stesso. E invece –prosegue il dirigente politico bolivariano- lo scandalo è che continuino ad offrire ricette e a presentarsi come i medici in grado di salvare l’economia mondiale quando invece bisognerebbe smantellare l’intera architettura finanziaria mondiale imposta dal Nord al Sud del mondo”.
Ecco le schede di cinque dei principali paesi della regione.
ARGENTINA
L’Argentina è con il Messico il paese latinoamericano più esposto. Continua ad avere l’economia più fragile e più indebitata e, al contrario degli altri paesi è molto più difficile per il paese accedere al credito internazionale che ancora non ha perdonato il default del 2002. Inoltre la crescente dipendenza dall’agroexport, soprattutto della soia, sarà esposto alla recessione mondiale che sta abbassando le ordinazioni.
BRASILE
I primi mesi del 2008 erano stati di grande euforia per la finanza brasiliana. I successi del governo integrazionista avevano portato la borsa di San Paolo al massimo storico a maggio. Da allora, ha già perso un quarto del suo valore. Da una parte il Brasile, trasformatosi in attore globale, è più esposto all’economia globalizzata e la svalutazione del Real rispetto al dollaro (-15% da maggio) espone all’aumento dell’inflazione sull’import. Dall’altra finora il sistema bancario brasiliano sembra essere particolarmente solido e benedice una legislazione particolarmente rigorosa.
CILE
A Santiago gli allievi prediletti del Fondo Monetario Internazionale sono perplessi. Per quello che può valere oggi il parere di Moody il Cile ha il sistema bancario più forte al mondo alla pari con quello canadese e davanti alla Svizzera. Hanno un’economia dal punto di vista monetarista straordinariamente solida. Lo Stato, piccolissimo, è addirittura in attivo, tenendo investiti all’estero per almeno 50 miliardi di dollari, un terzo del PIL, e quando in questi anni il prezzo del rame è andato alle stelle, non si sono fatti commuovere e non un solo peso è stato destinato ad aumentare la spesa pubblica o a una pur pallida redistribuzione. Di conseguenza l’abbassamento del prezzo del rame non causerà alcun problema e chi è povero sa già fin d’ora che continuerà a restare tale.
MESSICO
Il Messico è nell’occhio del ciclone. In tutti questi anni di crescita è sempre cresciuto meno degli altri paesi della regione ed adesso la gelata sarà ancora più dura: poco più dell’uno per cento nel 2009. Ha un sistema bancario completamente globalizzato (soprattutto spagnolizzato e “los gallegos” avranno bisogno di ritirare liquidità) e, quel ch’è peggio continua a valere il detto “così lontano da dio e così vicino agli Stati Uniti”. Dal paese “fratello” arriveranno meno rimesse degli emigrati. Ad agosto sono state il 12% in meno e le previsioni di settembre e ottobre sono ancora più nere. D’altra parte verranno anche molti meno turisti. L’unica cosa che poteva salvare il Messico e che permetteva al governo di Felipe Calderón di supportare la spesa pubblica, era il petrolio ma la riduzione del prezzo causa ora il panico nell’esecutivo. Dopo le banche, il Messico potrebbe essere il primo stato a dichiarare bancarotta in questa crisi.
VENEZUELA
L’analisi di Chávez è preoccupata: “non siamo immuni”. Per tutta l’America latina nel prossimo futuro sarà più difficile esportare materie prime a buon prezzo, e il calo del prezzo del petrolio passato da circa 150 dollari a circa 90 al barile in poche settimane, è paradigmatico. La maggior parte dei paesi dipende dall’export di materie prime e quando queste, come nel caso venezuelano, sono state reinvestite per finanziare un processo rivoluzionario e redistributivo come quello bolivariano, tale processo potrebbe incontrare delle difficoltà. D’altro canto però tenderà a raffreddarsi la forte inflazione, che la grande crescita economica degli ultimi anni ha risvegliato. Ciò in un contesto nel quale la forte dipendenza del Venezuela dalle importazioni potrebbe divenire un problema più grave in un paese che continua ad essere schiavo della monocultura del petrolio. Se infatti il prezzo del petrolio continuerà a mantenersi relativamente basso, anche in considerazione della recessione nel Nord che fa frenare i consumi, la bilancia dei pagamenti diventerà molto meno favorevole.

fonte www.gennarocarotenuto.it

mercoledì 8 ottobre 2008

Bolivia, Venezuela, Paraguay e Argentina: una sola minaccia



Gli USA tentano di destabilizzare l'America Latina - 03/10/2008

Di Guillermo Almeyra

La Bolivia arde e la destra organizzata da Washington marcia verso la guerra civile con la sua scalata di violenzata. Il Venezuela, a sua volta, affronta la possibilità di un golpe militare, con l'appoggio dei mezzi di comunicazione e delle imprese, anch'esso orchestrato dagli Stati Uniti. In quanto al Paraguay, Fernando Lugo ha denunciato la preparazione di un colpo di Stato e continua ad essere sottomesso alla pressione del Dipartimento di Stato che esige la defenestrazione del ministro degli esteri, il quale Washington accusa di essere legato all'Hezbollá e Hamás. Allo stesso tempo, l'FMI si oppone al fatto che il governo paraguaiano decida di tassare l'esportazione della soia. L'Argentina per conto suo sta affrontando un processo istituito a Miami, contro un delinquente statunitense-venezuelano che ha introdotto illegalmente a Buenos Aires una valigia con 800 mila dollari. Nonostante siano stati confiscati dalla dogana argentina e lì sono rimasti senza essere utilizzati, e nonostante tre richieste d'estradizione della giustizia bonaerense che non hanno avuto ricevute di ritorno, l'FBI cerca di montare un caso per favorire la destra argentina, inventandosi il finanziamento illegale estero alla campagna elettorale di Cristina Fernández. Tutto questo mentre gli Stati Uniti riattivano la loro Quarta Flotta che, con il pretesto di combattere il narcotraffico, pattuglieranno non solo le coste dei paesi latino americani ma cercherà di percorrere i fiumi interni, minacciando il Brasile, Ecuador, oltre il Venezuela, Argentina e Paraguay.
La Bolivia ha espulso l'ambasciatore statunitense dopo aver provato la sua connessione con la destra secessionista della Mezza Luna, i cui blocchi e azioni terroristiche tagliano l'energia a Brasile e Argentina e minacciano il Paraguay. Anche il Venezuela ha adottato la stessa misura, l' Honduras non da il placet all'ambasciatore di Washington e l'Argentina ha fatto sapere di sentirsi aggredita. L'America Latina è allarmata e in tensione. L'aggravamento della crisi negli Stati Uniti e la caduta del prezzo del petrolio e delle materie prime sono una minaccia per i governi che desiderano mantenere una certa distanza da Washington. Allo stesso tempo si acutizza la lotta tra i settori borghesi in ogni paese e gli oppressi e sfruttati e anche la disputa per le imposte statali e per il potere tra i settori capitalisti agrari e finanziari uniti al capitale finanziario internazionale e i deboli che, al contrario, desiderano lo sviluppo del mercato interno e cercano d'appoggiarsi alla popolazione povera facendogli concessioni e migliorando la loro situazione.
Visto che i settori capitalisti dominanti sono uniti al capitale straniero e cercano appoggio dagli Stati Uniti e i settori riformisti e distribuzionisti vacillano, la difesa dello sviluppo e della sovranità nazionale sono in mano, esclusivamente, degli indigeni, contadini, operai e dei settori più poveri delle classi medie urbane e rurali. Questo acutizza la discriminazione classista e razzista dei capitalisti dominanti, che a volte attraggono i settori popolari che si sentono superiori agli "indigeni" o "negri" e adottano l'ideologia dei padroni. Questa è la base dell'imperialismo che non può invadere con i marines e dirige la guerra sociologica e psicologica utilizzando i propri mezzi d'informazione verso coloro a cui fanno da cassa di risonanza le classi medie reazionarie. Le classi dominanti locali più reazionarie, come nel Cile di Salvador Allende, sono la fanteria di Washington che le dirige da controllo remoto.
Inoltre, la candidata a vicepresidente di McCain, la governatrice Palin, ha appena dichiarato che gli Stati Uniti devono prepararsi alla guerra contro la Russia (e quindi con la Cina, alleata di Mosca) e Washington ha rianimato la guerra fredda su scala mondiale. A questa situazione prende parte la decisione di rovinare i governi che, anche se capitalisti, non sono allineati all'imperialismo. Il Venezuela, per difendersi, compra armi russe e la Bolivia si appoggia all'Iran, le cui cose trasformano Hugo Chávez e Evo Morales in due prede. Il governo boliviano ha dichiarato lo stato d'assedio a Pando ma cerca di negoziare con la destra.
Anche se il governo boliviano è di sinistra, lo Stato continua ad essere del capitale, come in Venezuela, dove parte dell'apparato statale cospira contro Chavez. La destra boliviana vuole recuperare il potere dello Stato appoggiandosi in una parte di questo contro il presidente indigeno. La giustizia corrotta non la condannerà e la destra non concilierà ne negozierà perché ha una base razzista e fascista a Santa Cruz ed il sostegno di parte degli apparati statali (e di parte dell'alto comando militare). Non c'è, per tanto, un'altra via per reprimere la destra oltre alla repressione statale che faccia rispettare la Costituzione e dia le armi ai contadini per garantire la democrazia ed evitare l'assassinio dei lavoratori inermi da parte delle bande razziste armate.
E' giusto evitare il più possibile lo spargimento di sangue e non dipendere solo dai militari e dalla polizia, ma già corre il sangue dei contadini e gli uomini in uniforme sono picchiati dai gruppi di scontro razzisti che si fanno forza sulla loro impunità, mentre nelle forze armate la debolezza politica del governo da margine al golpismo. E' giusta, per tanto, l'avvertenza fatta da Chavez, che interverrà in un conflitto armato se si attenterà al governo legittimo di Evo Morales. Anche il Brasile, Argentina, Cile, Ecuador e Perù danno il loro appoggio, incondizionato e illimitato, a Morales, come dovrebbero fare tutti i governi latino americani. In nome di Juárez e di Zapata dobbiamo esigere l'appoggio al governo messicano.

Da "La Jornada", Messico.

martedì 7 ottobre 2008

Gestione Nonviolenta dei Conflitti, laboratorio di ricerca e formazione

La proposta si rivolge a chi crede sia possibile rendere occasione di crescita le tensioni e i conflitti che s'incontrano nella vita di tutti i giorni, in qualsiasi ambito e situazione.

Il laboratorio è uno spazio dove poter approfondire la conoscenza di sé in rapporto al modo abituale di (non) affrontare i conflitti; sperimentare strumenti che favoriscono la gestione positiva del potere e la trasformazione costruttiva del conflitto; sostenere la motivazione e l'impegno al cambiamento personale e sociale orientato alla nonviolenza.

STRUTTURA: otto incontri serali di due ore e un quarto, più una giornata intensiva, per un totale di circa 28 ore.


METODOLOGIA: esperienziale, con esercitazioni extra-laboratorio.

CALENDARIO E ORARI: si inizia LUNEDI' 13 OTTOBRE e si prosegue TUTTI I LUNEDÌ fino al 1° dicembre, dalle 19.00 alle 21.15

L'incontro di una giornata si svolgerà DOMENICA 9 NOVEMBRE, dalle 10.00 alle 18.00.

SEDE: presso i locali della scuola Di Donato, Polo Intermundia-Associazione Genitori, Via Bixio 83 (fermata Metro' A - Manzoni)

La quota di partecipazione è di 130 euro (agevolazioni per chi avesse difficoltà economiche).

Conduce Roberto Tecchio, che da oltre 20 anni si occupa di gestione nonviolenta dei conflitti e facilitazione dei processi decisionali partecipativi.


Per informazioni e iscrizioni: Roberto, tel. 320.8539664 - robertotecchio@tiscali.it

Il laboratorio è promosso dalle associazioni Cipax e Tamburi di Pace.