domenica 29 giugno 2008

COLOMBIA: ÁLVARO URIBE E' UN PRESIDENTE ILLEGALE?


Gennaro Carotenuto
(27 giugno 2008)


Dai media e dai governi occidentali è il più coccolato dirigente politico latinoamericano. Ma la rielezione di Álvaro Uribe nel 2006 in Colombia, generata da una riforma costituzionale approvata solo per voto di scambio, potrebbe perfino essere annullata. Lui, come un suo collega di Arcore, lungi dal volersi fare processare, prova ad uscirne nella più bonapartista delle maniere: con un plebiscito.
Nel 2005 Álvaro Uribe non poteva essere immediatamente rieletto e avrebbe dovuto aspettare il giro successivo per ricandidarsi. La scappatoia che gli si offrì fu una riforma costituzionale che gli permise di ricandidarsi e di essere rieletto (e adesso sta tentando la stessa manovra per un terzo mandato nel silenzio di quelli che si stracciano le vesti in altri casi).
Adesso sappiamo, il tutto sanzionato da una condanna passata in giudicato a quattro anni di carcere, che almeno il voto del deputato Yidis Medina è stato comprato da Sabas Pretelt, uomo di Uribe, all’epoca ministro degli interni e attualmente ambasciatore di Colombia a Roma (in attesa che un governo italiano decente, di destra o di sinistra, lo dichiari persona non grata). E’ un processo, che in Colombia viene chiamato Yidispolitica, che coinvolge ministri e deputati del più stretto giro del presidente e che ne mette in dubbio seriamente la legittimità in carica.
Infatti, per la Corte Suprema colombiana, che si è espressa in merito ieri giovedì, la condanna di Medina fa cadere il castello e dimostra che la riforma costituzionale che permise al presidente di ricandidarsi sia “viziata da una chiara deviazione operata dal potere” e quindi si apre adesso un processo di riesame che in ultima analisi potrebbe portare perfino all’annullamento delle elezioni di due anni fa e alla conclusione che in questi due anni la Colombia ha avuto un “presidente di fatto”, ma illegale per diritto.
E la risposta di Álvaro Uribe non si è fatta attendere.
Senza mettere in dubbio il proprio diritto (divino?) a candidarsi, invece di attendere l’evoluzione del processo, vuole chiamare il popolo colombiano ad un referendum per ripetere o meno le elezioni del 2006. Anche se i media internazionali non insorgono, quella di Uribe è la più sfacciata, demagogica, populista delle proposte da parte di un presidente probabilmente illegale, che al momento ha una sessantina dei suoi tra carcere e immediate vicinanze per essere organicamente paramilitari.
Come il capo del governo italiano, Silvio Berlusconi, anche Uribe considera il potere esecutivo al di sopra di quello giudiziario e vuole usare il voto popolare come passaporto per l’impunità. Ma la democrazia, in Italia come in Colombia, è un’altra cosa.

fonte www.gennarocarotenuto.it

sabato 28 giugno 2008

ANNA PATA, ANNA YAN NOSTRA TERRA, NOSTRA MADRE

Roma, Mercoledì 2 luglio, ore 18.15
presso il CIPAX, Centro Interconfessionale per la Pace
Via Ostiense 152 Roma

Incontro con:
Jacir José de Souza, leader del CIR - Consiglio Indigeno di Roraima, Brasile
Pierlangela Nascimento da Cunha, leader Wapichana, Coordinatrice della OPIR- Organizzazione dei Professori indigeni di Roraima, Brasile
Luis Ventura Fernandez, professore ed ex coordinatore della Scuola di Formazione e Cultura Raposa Serra do Sol

I Macuxi, i Wapichana e altri tre popoli indigeni dello stato di Roraima, nel nord del Brasile, hanno lottato per decenni per ottenere che il governo brasiliano gli garantisse il diritto di vivere in pace nella Raposa Serra do Sol, l’Anna Pata, Anna Yan, la Terra Madre da cui essi e tutto il loro universo culturale hanno avuto origine. In questa lotta molti indigeni hanno perso la vita.
Oggi questo diritto è ancora una volta messo in discussione: dopo che nel 2005 il Presidente Lula riconosceva ufficialmente la Terra Indigena Raposa Serra do Sol, un gruppo di potenti coltivatori di riso, appoggiato dalle elite locali e dalle forze conservatrici a livello nazionale, si è rifiutato di lasciare la terra che occupano illegalmente ed ha avviato una serie di attacchi sistematici alle comunità indigene, l’ultimo dei quali culminato il 5 maggio scorso con il ferimento di 10 persone.
Intanto, il governo dello stato di Roraima, che appoggia i proprietari terrieri, ha sollecitato il Supremo Tribunale Federale del Brasile a concedergli un’ampia zona del territorio indigeno.
La lotta per la Terra Indigena Raposa Serra do Sol è emblematica per tutto il Brasile: se la decisione del Tribunale sarà favorevole agli invasori, si aprirà un precedente gravissimo nella legislazione brasiliana perché tutte le terre indigene già riconosciute potranno essere contestate e annullate.

Seguirà un momento conviviale
Siete tutte e tutti invitati a portare qualcosa da condividere!

Informazioni: Cipax, via Ostiense 152, 00154 Roma, tel e fax 06.57287347
e.mail cipax-roma@libero.it www.cipax-roma.it

giovedì 26 giugno 2008

Un premio alla Salgari del giornalismo

Di Margherita D’Amico

Tratto da Il Corriere della Sera del 23/06/08

Fra i giornalisti meritevoli di aver testimoniato conflitti aspri e dimenticati, premiati questo pomeriggio con le Colombe d’Oro per la Pace dell’ Archivio Disarmo stabilite da una giuria presieduta da Rita Levi Montalcini, c’è una valorosa Salgari dell’informazione. Se lo scrittore raccontò luoghi esotici avendo viaggiato solo fra Verona e Torino, la nostra Cecilia Rinaldini del Giornale Radio Rai, esperta di America latina, ha prodotto tanti e autorevoli servizi senza muoversi da Roma. A causa di contratti a tempo determinato, non ha mai potuto essere inviata all’estero, eccettuata un’unica, memorabile spedizione al Forum Sociale Mondiale di Caracas del 2006, da cui poté tornare con una trentina di interviste in tasca. La sola giornalista che abbia seguito qui, e pubblicato online, l’intero processo a militari argentini accusati di crimini contro desaparecidos italiani, in nome delle logiche aziendali ha dovuto ingegnarsi. Grazie a una perfetta padronanza dello spagnolo, si è creata una rete di contatti telefonici e online, arrivando a registrare interviste per interposta persona. Come quella alla celebre signora, all’epoca sprovvista di cellulare, capace di trasformare l’immondezzaio di Guantanamo in una redditizia impresa agricola.
Così vicina e lontana, l’America Latina reca secondo Cecilia l’insegna del rinnovamento sociale, dai movimenti in Bolivia e Uruguay per abolire la privatizzazione delle risorse idriche, alle battaglie in difesa degli indigeni. E le porta oggi un riconoscimento attribuito pure al direttore d’orchestra israeliano Daniel Baremboim, che ha ottenuto la cittadinanza palestinese e organizzato un’orchestra a cavallo fra i due popoli.

Questa la motivazione del premio a Cecilia Rinaldini:
“La Colomba a Cecilia Rinaldini è il premio ad un giornalismo attento e sensibile ai diritti umani, con particolare riferimento a una delle regioni del futuro, quella latinoamericana, troppo spesso trascurata dai mezzi di informazione”

Oltre a Cecilia Rinaldini e Daniel Baremboim (premio internazionale), sono stati premiati anche:
Stefania Maurizi - Il Venerdì/L’Espresso per la sua attenzione ai temi della non proliferazione e del rilancio del processo del disarmo nel settore militare.
Rosaria Capacchione – Il Mattino per il suo impegno civico e professionale di giornalista anticamorra
Comune di Stazzema (premio speciale della Giuria) con l’intento di “mantenere alta l’attenzione alla difesa dei diritti umani e della pace, nella consapevolezza che non c’è riconciliazione senza memoria”.

lunedì 23 giugno 2008

Conferenza: "America Latina: dal tramonto all'ALBA"

24 giugno - Roma

Università La Sapienza - Piazzale Aldo Moro, 5 - Facoltà di Statistica - aula Gini

ore 15,30 conferenza
"America Latina: dal tramonto all'ALBA"

partecipano:
Rafael Lacava - ambasciatore Rep. Bolivariana del Venezuela in Italia
Geoconda Galán Castelo - ambasciatrice dell'Ecuador in Italia
Gennaro Carotenuto - coll. Latinoamerica, giornalista, docente di storia contemporanea Uni. di Macerata
Luciano Vasapollo - direttore rivista Nuestra America

domenica 22 giugno 2008

Fermare lo Scudo Stellare Americano in Europa: è urgente una presa di posizione

Appello al mondo politico, alle istituzioni, ai sindacati:

La campagna europea partita dalla Repubblica Ceca, dove un grande movimento di base di volontari è riuscito a fare emergere dal silenzio voluto dal governo i piani di realizzazione di installazioni strategiche degli Stati Uniti in Repubblica Ceca, ha portato alla ribalta delle cronache il progetto dello Scudo Stellare in Europa, insieme al No del popolo ceco, che per la stragrande maggioranza, oltre il 70%, è contrario all’installazione della stazione radar nella regione di Brdy.
Lo stesso sta accadendo in tutti i paesi europei, i governi si stanno compromettendo con gli Stati Uniti prendendo accordi per installazioni e varie forme di appoggio nei rispettivi paesi, senza minimamente ritenere di doverne informare le popolazioni (sovrane?), che soffocate dalle necessità e con l’asfissia del futuro sociale sempre più incerto e minaccioso, si pensa di poter manipolare con dispendiose campagne di marketing che ci si aspetta convinceranno l’opinione pubblica della bontà e della buona fede di questo folle progetto, trasformando la guerra in una buona occasione economica da sfruttare.
Ciò che è in gioco con il progetto del sistema di difesa antimissile è la militarizzazione dello spazio, e questo progetto degli USA si gioca anche sul terreno dell’alleato europeo, sulle teste dei suoi popoli, impegnando le sue risorse, compromettendo il suo futuro.
Ci rivolgiamo a tutti i rappresentanti del Popolo Italiano, che a qualsiasi livello istituzionale lo rappresentano, avendo richiesto e ottenuto, sulla fiducia di promesse, un mandato, affinché si spendano per alimentare l’informazione su questo progetto, e si ricordino che come nel resto d’Europa, anche qui in Italia, la grande maggioranza della popolazione non vuole investire le proprie risorse e la propria progettualità futura in fantascientifici programmi armamentistici, anche nucleari, costruiti su minacce fantasma. Il pericolo nucleare che incombe sull’umanità non può essere ulteriormente aggravato da un sistema che si dice di difesa, ma è già di per se stesso, solo per il fatto di esistere, una minaccia.
Sappiamo per certo che l’Italia è coinvolta nel programma americano di sistema di difesa antimissile, ma non lo sappiamo per il necessario dovere di informazione del governo italiano, ma per fughe di notizie, per ammissioni di politici e organismi stranieri, per blitz informativi di coraggiosi giornalisti.
Non una parola su questi temi è stata spesa nell’ultima campagna elettorale, da nessuno fra i maggiori schieramenti. Eppure sono enormi le conseguenze che un progetto di questo tipo riversa sul paese che lo porta avanti. La pressione dei popoli europei che chiedono chiarezza ai propri governi e che si oppongono al progetto di un’Europa pericolosamente militarizzata cresce ogni giorno di più, si sta estendendo tramite le reti internet, negli ambienti scientifici, universitari, culturali, sociali.
Così come in Repubblica Ceca, tutti i governi europei troveranno il no dei popoli a questo progetto, perché si sono resi indegni di ogni fiducia subordinando l’interesse pubblico a quello privato dei grandi interessi economici. E’ una coscienza sociale che loro stessi hanno creato e che per quanto si cerchi di giustificare con bugie di ogni tipo, è sorta dall’esperienza indubitabile di chi ha visto e continua a vedere svanire in fumo il frutto del proprio impegno e di quello dei propri cari, speso per una società di benessere, di giustizia, di uguaglianza, che invece di avvicinarsi con il passare del tempo si allontana sempre di più.
Scegliere da che parte stare e quale interesse fare, se stare con i popoli che chiedono la pace, o lavorare per l’interesse economico, che impone l’accumulazione di sempre maggiore potere e risorse, non disdegnando il redditizio mondo dell’industria bellica assetato di nuovi mercati e investimenti: ciascuno sia responsabile di se stesso ed esprima manifestamente la sua posizione, a partire da chi si è fatto portatore dell’interesse pubblico, in qualsiasi campo.

Che cosa ti chiediamo:
Appoggia la campagna “NO allo scudo stellare” in Repubblica Ceca (il governo sta votando in questi giorni) attualmente in corso.
Oltre a firmare la petizione, è possibile inviare un videomessaggio di sostegno, come hanno già fatto e continuano a fare personaggi pubblici da tutta Europa e dal mondo.
E soprattutto ti chiediamo di comprometterti di fronte ai tuoi elettori, sottoscrivendo una dichiarazione che sia pubblica, impegnandoti a fare pressione ai vertici della tua organizzazione, politica, istituzionale, sindacale, affinché si opponga al progetto dello Scudo Stellare voluto dagli Stati Uniti.
E’ necessario che si uniscano le forze di tutti coloro che convergono su questo obiettivo, la tua voce può contribuire ad innalzare l’urlo di cui abbiamo bisogno per farci sentire.

Per adesioni: noscudofirenze@gmail.com

martedì 17 giugno 2008

Incontro pubblico a Roma: Processi partecipativi di resistenza alla guerra e al neoliberismo delle comunità indigene in Colombia


La resistenza nonviolenta delle comunità indigene colombiane

Venerdì 20 giugno 2008 ore 18
nella sala della Comunità di S. Paolo, via Ostiense 152 b, Roma

Sei sindaci ed ex-sindaci indigeni del popolo Nasa (zona nord del dipartimento del Cauca, Colombia) ci racconteranno delle loro esperienze di democrazia diretta
con la pianificazione collettiva dei piani di sviluppo comunale.
La maggior parte di loro appartengono alla Asociacion de Cabildos Indìgenas del Norte del Cauca, ACIN, che porta avanti un interessante processo di resistenza alla guerra e costruzione di alternative al neoliberismo.

L’incontro sara’ condotto da Ruben Pardo e introdotto da Yolanda Zuluaga col video “'Para hacer amanecer”; vedrà anche la partecipazione di Maria Magdalena Perez Vieda, honduregna, leader Rifugiata politica in Italia del popolo indigeno Tolupan, in lotta per la difesa del proprio diritto alla terra.

L’incontro è Organizzato da:
Colombia Vive!, Upter - Progetto Storie di Mondi Possibili,
col sostegno di Cipax, El Vagon Libre.

Seguirà un momento conviviale
Siete tutte e tutti invitati a portare qualcosa da condividere!

Informazioni: Cipax, via Ostiense 152, 00154 Roma, tel e fax 06.57287347
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venerdì 13 giugno 2008

Lettera EVO MORALES: "A PROPOSITO DELLA DIRETTIVA-RIMPATRIO"

A PROPOSITO DELLA DIRETTIVA RIMPATRIO

Lettera aperta di Evo Morale Ayma
Presidente della Repubblica della Bolivia

Fino alla fine della 2 guerr a mondiale, l’Europa è stato un continente di migranti. 10 milioni di europei sono immigratine verso le Americhe per colonizzare, fuggire dalla fame dalla crisi alimentare, dalle guerre, dai totalitarismi e non ultimo dalle persecuzioni etniche.

Oggi sto seguendo con preoccupazione il processo della cosiddetta “Direttiva Rimpatrio”. Il testo firmato i 6 giugno scorso dai ministri dell’Interno dei 27 Paesi europei deve essere votato il 18 giugno dal Parlamento Europeo.
Con dispiacere apprendo, che il testo indurisce drasticamente le condizioni già difficili di detenzione ed espulsione dei migranti privi di documenti aldilà dl loro tempo di permanenza nei Paesi dell’Unione, la loro situazione lavorativa, i legami familiari e la loro volontà e i risultati raggiunti nel cammino dell’integrazione.
Nei nostri Paesi del nord e del sud America gli europei arrivarono in forma massiccia senza visto n&eac ute; costrizioni imposte dalle autorità native. Sempre furono benvenuti e continuano a esserlo anche oggi nei nostri Paesi del latino America che col tempo assorbirono la miseria economica e anche le sue crisi politiche. Vennero nel nostro continente a sfruttare le grandi ricchezze trasferendole in Europa. L’alto costo di questa immigrazione lo hanno pagato le popolazioni. Come nel caso di Potosì, e dello sfruttamento selvaggio delle nostre miniere di argento che permisero di fare massa monetaria alle banche e ai governi europei, già dal 1700 fino al 1900.
Le persone, i beni e i diritti dei migranti europei noi li rispettammo sempre.
Oggi l’Europa è il destino principale di milioni di migranti per la sua immagine positiva di spazio di prosperità e di libertà sociali e politiche. La maggior parte di migranti vengono in Europa per lavorare e contribuire a questo spazio di prosperità non per approfittarne! Lavoran o nell’edilizia, nei servizi, nella cura alle persone, nell’agricoltura, occupando un vuoto che li europei non possono e non vogliono riempire.
Contribuiscono alla crescita demografica al dinamismo dell’economia europea, a mantenere stabile la relazione tra popolazione attiva e inattiva che rende possibile il sistema di sicurezza sociale, le pensioni, rendendo dinamico il mercato interno e la coesione sociale.
I migranti dunque sono una risorsa, offrono soluzioni ai problemi demografici e finanziari della Ue.

Per noi i nostri migranti rappresentano un grande aiuto allo sviluppo quell’aiuto che i Paesi europei nonostante le promesse non arrivano mai a darci in misura minima prevista che sarebbe appunto il famoso 0’7% del Pil. Nel 2006 l’America latina ricevette 68 milioni di dollari di rimesse ossia più del totale di tutti gli investimenti stranieri nel nostri Paesi. A livello mondiale arrivano a 300000 milioni di dollari che superano i 104.000 milioni di dollari dell’aiuto allo sviluppo.


Il mio Paese, la Bolivia ricevette più del 10% del Pil in rimesse,(1.100 milioni di dollari) che corrisponde ad un terzo della nostra esportazione annuale di gas naturale.

Cioè a dire i flusso di migranti sono positivi sia per l’Europa e in parte anche per noi del terzo mondo, anche s e perdiamo grandi contingenti di manodopera qualificata, che in qualche modo, anche se poveri, i nostri Paesi hanno speso per formarla.

Purtroppo il progetto della “direttiva di rimpatrio” complica terribilmente questa realtà. Se ogni stato o gruppi di stati può definire la sua politica migratoria in totale sovranità, non possiamo accettare che i diritti fondamentali delle persone siano negati ai nostri concittadini e fratelli latinoamericani. Questa direttiva prevede il carcere ai migranti privi di documenti fino a 18 mesi prima d i essere espulsi. Diciotto mesi!Senza processo né giustizia! Il testo della direttiva viola gli art.2,3,5,6,7,8,9 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948. In particolare l’articolo 13 che dichiara:

“ogni persona ha diritto a circolare liberamente e a eleggere la loro residenza nel territorio di uno Stato”.
Ogni persona ha i diritto di a uscire da qualsiasi Paese incluso il proprio e a tornare nel Paese”.

La cosa ancora più grave che la direttiva prevede la possibilità di incarcerare le madri di famiglia e i minori, senza tenere presente la sua situazione familiare e scolastica in questi centri di detenzione dove sappiamo che esistono depressione sciopero della fame e suicidi. Come possiamo accettare senza reagire che siano internati in campi di questo genere compatrioti e fratelli latinoamericani senza documenti di cui la gran maggioranza da anni lavora in nero ed è integrata in Europa?
Da che parte sta oggi il dovere di ingerenza umanitaria? Dove sta la libertà di circolare e la protezione contro incarceramento arbitrario?

Parallelamente la Unione Europea cerca di convincere la Comunità Andina delle Nazioni(Bolivia,Colombia, Ecuador e Perù) a firmare un Accordo di Associazione che include un trattato di Libero Commercio della stessa natura di quello che ci impongono gli Stati Uniti. Stiamo ricevendo forti pressioni dall’unione Europea per accettare condizioni di profonda liberalizzazione per il commercio, i servizi finanziari, proprietà intellettuale e il nostro servizio pubblico. In nome della protezione giuridica si critica il processo di nazionalizzazione dell’acqua, del gas, delle telecomunicazioni realizzato nel Giorno della festa dei lavoratori. Mi chiedo i questo caso dov’è la sicurezza giuridica per le nostre donne, adolescenti,bambini e lavoratori che cercano un futuro in Europa?
Promuovere la libertà di circolazione di merci, finanza mentre davanti a noi vediamo incarcerazione senza processo per i nostri fratelli che cercavano solo di poter circolare liberamente.. questo significa negare i fondamenti della libertà e i diritti democratici.
Se questa direttiva venisse approvata saremmo nell’impossibilità etica di approfondire i rapporti con l’Unione Europea e ci riserviamo il diritto di normare con i cittadini europei gli stessi obblighi di visto che sono imposti ai boliviani dal primo aprile del 2007 secondo il principio diplomatico di reciprocità. Non lo abbiamo fatto fin’ora perché aspettavamo segnali positivi dalla UE.
Il mondo, i suoi continenti, i suoi oceani i suoi poli conoscono enormi difficoltà:il riscaldamento globale, la contaminazione ambientale, la scomparsa della delle risorse energetiche, e della biodiversità, mentre aumentano la fame e la povert&a grave; in tutti i Paesi, che rende più deboli le nostre società. Fare dei migranti regolari e irregolari, il capro espiatorio di tutti questi problemi globali non è una soluzione. Non corrisponde a nessuna verità.
I problemi di coesione sociale di cui soffre l’Europa, non sono dovuti ai migranti, ma piuttosto sono gli effetti di n sistema economico, di un modello di sviluppo dal nord del mondo, che distrugge il pianeta e divide la comunità umana.

A nome del popolo della Bolivia di tutti i miei fratelli del continente e regioni del mondo come il Magreb e i Paesi africani faccio appello alla coscienza dei leader e ai deputati europei, ai cittadini e agli attivisti dell’Europa, affinché non si approvi in testo della “direttiva rimpatrio”. Così come la conosciamo oggi è una direttiva della vergogna. Mi appello anche alla Unione Europea affinché si elabori nei prossimi mesi una politica migratoria rispettosa dei diritti umani, che permetta mantenere questo dinamismo positivo per entrambi i continenti e che ripari una volta per tutte il terribile debito storico, economico ed ecologico che l’Europa ha accumulato con gran parte del terzo mondo, che chiuda una volta per tutte le vene aperte dell’America latina.
Oggi l’Europa non può fallire nella sua politica di integrazione, come ha fallito con la sua supposta “missione civilizzatrice” del tempo della colonizzazione.

A tutti voi autorità, deputati, europarlamentari compagni e compagne i miei saluti più fraterni dalla Bolivia e in particolare tutta la nostra solidarietà a tutti i “clandestini”.

(traduzione Manfredo Pavoni Gay)

martedì 10 giugno 2008

Il Film Food Festival delle Langhe premia il documentario "Hasta la Ultima Piedra"

PREMIO DEL PUBBLICO A HASTA LA ULTIMA PIEDRA, DOCUMENTARIO SULLA COMUNITA DI PACE DI SAN JOSE DE APARTADO

Notizia del 08/06/2008

Fino all’ultima pietra e Serralunga d’Alba al fotofinish


Juan José Lozano vince il Premio del Pubblico con il suo Hasta la ultima piedra produzione svizzero – colombiana, che racconta la vita e la resistenza pacifica in mezzo alla guerra di una comunità di contadini che, incalzati dalle pallottole degli attori armati, resiste categoricamente alla pressione della violenza. Il documentario è stato registrato alcuni mesi dopo l’orribile massacro di otto persone (tra loro tre bambini) della Comunità e dello sfollamento degli abitanti del centro urbano di San José de Apartado in seguito all’arrivo della forza pubblica. Semplice e scarno, parla di terra, contadini e di pace. Il regista lo ha girato in Colombia, con una troupe di 5 persone, in meno di tre settimane. “ Fino all’ultima pietra” per il monumento costituito da pietre colorate, ognuna delle quali reca il nome di una delle 164 vittime della guerra civile.

La proiezione era abbinata al paese di Serralunga d’Alba, che l’ha ospitata.
Il premio consiste in oggetti-simbolo del patrimonio enologico selezionati da nomi prestigiosi della viticultura di Langa, come il prototipo regalato nel 2005 da Baldo Cappellano, uno dei custodi del Barolo Chinato, o le casse di prestigioso barolo offerte nel 2006, nel 2007 e nel 2008 da Cristina Oddero delle Cantine Oddero.

lunedì 9 giugno 2008

COLOMBIA: GUERRA, SINDACATI E MULTINAZIONALI

4 iniziative per denunciare le politiche delle Multinazionali in Colombia, lo sterminio delle Organizzazioni sociali e sindacali, le iniziative di solidarietà.
Le ricchezze del territorio Colombiano fanno gola a molti. Transnazionali Statunitensi ed Europee dei settori agroalimentare, energetico, estrattivo PERSEGUONO da anni con l’appoggio e la compiacenza del Governo Colombiano di URIBE una politica di sfruttamento selvaggio delle risorse naturali del Paese.
I frutti di questa incessante rapina spesso arrivano sulle nostre tavole intrisi del sangue dei lavoratori colombiani assassinati per aver difeso la loro dignità, la loro vita, i loro posti di lavoro.

VENERDI’ 13 GIUGNO 2008
BOLOGNA – Presso il VAG61 – Via Paolo Fabbri 110 – ore 21,00
Incontro con Carlos Olaya Responsabile del Sindacato della COCA COLA SINALTRAINAL
Introduce : ALICEREBELDE appena rientrata dalla Colombia dove partecipa alle attività della REDHER – Rete Europea di Solidarietà con la Colombia.
Video, Mostre Fotografiche e materiale informativo
Organizzano : CONFEDERAZIONE COBAS – BOLOGNA, VAG 61, REDHER
Informazioni sul sito : www.nuncamas.info

LADISPOLI (RM) - presso Bottega Il Fiore via della Dalie, 11 – Ore 21,00
CinqueAnelliTeatro presenta lo spettacolo
“EL SENOR MONSERRAT E I CONIUGI COCA-COLA”
con Livia Porzio, regia Giancarlo Fares
Organizzano : La Bottega del Mondo IL FIORE nell'ambito del ciclo di conferenze “Da consumatore dormiente a consumATTORE” per essere protagonisti e consapevoli nelle scelte quotidiane promosso. in collaborazione con Focus-Casa dei Diritti Sociali
Al termine dello spettacolo è previsto un’intervento della REBOC – RETE BOICOTAGGIO COCA COLA
Informazioni : tel/fax 069913657 e-mail: ilfiore@interfree.it www.ilfioreequo.it

SABATO 14 GIUGNO
SCAMPIA – NAPOLI presso il Centro sociale GRIDAS , Via Monterosa - ore 18,00 circa
Incontro con CARLOS OLAYA del SINDACATO SINALTRAINAL e la REBOC
Organizzano : VODISCA, - VOCI DI SCAMPIA
www.antoniolandieri.it

DOMENICA 15 GIUGNO
ROMA – Presso la GIUFA’ LIBRERIA – CAFFE’ – Via degli Aurunci 38 – ore 18,30
Incontro con CARLOS OLAYA del Sindacato della Coca Cola e Nestlè SINALTRAINAL ,
Organizzano : il COMITATO CARLOS FONSECA e la REBOC – RETE BOICOTTAGGIO COCA COLA
www.libreriagiufa.it

Dal 13 al 16 giugno la stampa può contattare Carlos Olaya Rodriguez del Sinaltrainal per interviste, utilizzando questi recapiti: e-mail madtel@gmail.com - cell. Andrea 328/8612841



SALVA LA VITA AI SINDACALISTI COLOMBIANI
- www.nococacola.info -
BOICOTTA COCA-COLA

domenica 8 giugno 2008

L'estradizione: Strumento dell'impunità in Colombia



Dichiarazione del Movimento Nazionale delle Vittime dei Crimini di Stato. - 07/06/2008

Il Movimento Nazionale delle Vittime dei Crimini di Stato, dichiara alla comunità nazionale ed internazionale che il processo di smobilitazione paramilitare e la sua cornice giuridica non rispondono ai diritti di VERITÀ, GIUSTIZIA E RISARCIMENTO INTEGRALE delle vittime.

L'estradizione dei capi paramilitari è l'ennesima prova del fallimento della Legge di Giustizia e Pace e costituisce un nuovo affronto alle vittime. L'attuale governo presenta all'opinione pubblica l'estradizione come un favore fatto alle stesse vittime.

Il fatto grave è che l'estradizione per ragioni di narcotraffico disconosce la priorità dei processi per i crimini contro l'umanità. Questa decisione vuole nascondere che il paramilitarismo è stato uno strumento che ha favorito la sistematica violazione dei diritti umani, strategia della quale lo stato è responsabile.

Il Movimento delle Vittime dei Crimini di Stato esige dal governo degli Stati Uniti la restituzione alle autorità colombiane dei capi paramilitari, perché siano processati dalla giustizia ordinaria e non secondo la Legge di Giustizia e Pace, che beneficia i colpevoli e non le vittime.

Il Movimento Nazionale delle Vittime dei Crimini di Stato sollecita l'amministrazione colombiana di consegnare alla giustizia ordinaria tutti i processi che rientrano sotto la giurisdizione della Legge di Giustizia e Pace contro i capi paramilitari estradati, così come tutti i processi che si portano avanti in questa cornice normativa, vista la sua evidente inefficacia ed inoperatività. La soddisfazione dei diritti fondamentali delle vittime è un requisito necessario ed ineludibile per assicurare la scomparsa di questi crimini che hanno segnato di dolore le pagine della storia e che hanno offeso la dignità della società colombiana.

sabato 7 giugno 2008

VERTICE FAO: “UN FALLIMENTO TOTALE” SECONDO JEAN ZIEGLER

MISNA

6/6/2008 17.22


“Un fallimento totale”: così Jean Ziegler, ex relatore dell’Onu per il diritto all’alimentazione e oggi membro del Comitato consultivo sui diritti umani, ha definito il vertice Fao sulla crisi alimentare e i cambiamenti climatici concluso ieri a Roma. “La conferenza, che ha visto riuniti più di 50 capi di stato e di governo, una prima assoluta nella storia dell’organizzazione, ha portato a dei risultati assolutamente deludenti e preoccupanti per il futuro stesso delle Nazioni Unite” ha detto Ziegler in un’intervista al quotidiano francese ‘Le Monde’, precisando che “lo scandalo principale è costituito dal fatto che l’interesse privato si è imposto su quello delle popolazioni, al punto di rischiare un peggioramento della crisi alimentare invece che una sua soluzione”. Dal vertice, l’ex relatore Onu, si sarebbe aspettato “il divieto assoluto di bruciare cibo per farne biocarburanti, la creazione di un sistema in cui i paesi produttori potessero negoziare direttamente con gli importatori per evitare speculazioni e un impegno da parte delle istituzioni di Bretton Woods, la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, a dare priorità agli investimenti nell’agricoltura di sussistenza nei paesi poveri”. Invece, prosegue, le dichiarazioni di principio contenute nella dichiarazione finale, per un impegno a “fare in modo di ridurre della metà il numero di persone che soffrono la fame nel mondo, entro il 2015, è assolutamente vago e non realizzabile”. Tra i maggiori responsabili di questo “enorme fallimento”, secondo l’esperto, ci sono “gli Stati Uniti e i loro alleati che hanno sabotato il vertice fin da principio”; le grandi multinazionali che "controllano oltre l’80% del commercio mondiale e non hanno alcun interesse a fare il bene della collettività” e "il Segretario Generale dell’Onu che ha il compito di presentare delle iniziative concrete e che ha svolto il suo ruolo in modo del tutto inadeguato”.
[AdL]


VERTICE FAO: AMERICA LATINA CRITICA LA ‘DICHIARAZIONE DI ROMA’

“Deploriamo che si sia persa l’opportunità di fare un passo deciso e chiaro, di sottolineare che non siamo di fronte a una crisi congiunturale ma al trascinamento di un ordine economico internazionale ingiusto ed egoista imposto dai paesi ricchi”: questa, riassunta dall’agenzia ‘Prensa Latina’, la posizione espressa dal Venezuela sul contenuto della Dichiarazione di Roma approvata ieri al termine del vertice dedicato dalla Fao alla sicurezza alimentare; un testo marcato da generiche e vaghe promesse di impegni per fare fronte alla crisi, che non ha soddisfatto larga parte dei paesi dell’America Latina. Insieme alla delegazione cubana, quella venezuelana ha contestato duramente in particolare “gli Stati Uniti e i loro alleati, per non essersi assunti la responsabilità del fenomeno della fame come conseguenza dei loro standard di consumo” scrive ancora ‘Prensa Latina’, in un articolo dal titolo “L’America Latina serra i ranghi contro la Dichiarazione di Roma”. “È evidente la responsabilità delle potenze industrializzate in questo inaccettabile stato di cose. Questa dichiarazione è il risultato della mancanza di volontà politica da parte dei paesi del Nord per promuovere una soluzione giusta e adeguata al problema” secondo Orlando Requeijo, vice-ministro cubano per gli investimenti stranieri e la cooperazione economica. Anche secondo la rappresentanza argentina, “la distorsione delle politiche agricole, gli enormi sussidi e le barriere commerciali adottate dalle nazioni potenti, così come la loro responsabilità nell’aumento globale dei prezzi degli alimenti sono rimasti fuori dal documento”. Posizioni condivise anche da Ecuador, Nicaragua e Bolivia.
[FB]