venerdì 20 febbraio 2009

Lettera aperta per il 4 anniversario del massacro della Comunitá di Pace di San José de Apartad

Bogotà, febbraio 19 2009

Dottore
MARIO IGUARAN ARANA
Fiscal Generale della Nazione
Bogotà - Colombia


Egregio Procuratore,

Noi, le sottoscriventi organizzazioni chiediamo la sua attenzione per comunicarle la nostra profonda preoccupazione per la situazione in cui versano i membri della Comunità di Pace di San José di Apartadó, che sono stati vittime sin dalla sua costituzione – cioè sin dalla nascita della comunità - di ripetute violazioni dei loro fondamentali, ovvero il diritto alla vita, alla libertà ed alla integrità, che hanno avuto come unico scopo e proposito quello di attentare all’esistenza stessa della comunità

In particolare, ci rivolgiamo a lei con l’intento di evidenziare l'importanza delle misure adottate da la Unidad Nacional de Derechos Humanos che ha deciso di chiamare in giudizio dieci membri della Brigata XVII dell'Esercito Nazionale per i gravi crimini commessi il 21 febbraio 2005, contro otto membri della Comunità di Pace.

Come lei ricorderà, Dottore Iguarán, una volta verificatisi tali fatti, i membri della Comunità di Pace non dubitarono nell’attribuire la responsabilità ai membri dell'Esercito Nazionale e ai gruppi paramilitari che avevano agito congiuntamente, come evidente associazione criminale. Queste denunce hanno prodotto solamente nuove persecuzioni e segnalazioni contro la Comunità.

È altresì preoccupante che alti funzionari dello Stato hanno fatto ricorso all'utilizzo di falsi testimoni, col proposito di depistare le indagini e coprire i responsabili di questi esecrabili crimini. La società civile ricorda ancora il ruolo svolto dal Vicepresidente Francisco Santos, dall'ex Ministro della Difesa, Jorge Alberto Uribe; dal Comandante delle Forze Militari, Jorge Alberto Ospina Ovalle che hanno fatto ricorso davanti alle istanze di giustizia ed alla comunità internazionale, a numerose false testimonianze, con l’intento di i distorcere i fatti.

Inoltre è preoccupante, signor Procuratore che la comunità, nazionale ed internazionale, non sia ancora a conoscenza di nessuna indagine contro coloro che hanno intenzionalmente depistato le indagini, coperto i responsabili e provocato errori giudiziari. Oggi chiediamo di essere messi a conoscenza dello stato attuale delle indagini contro coloro che hanno determinato tali fatti.

Inoltre, manifestiamo la nostra preoccupazione per il non raggiungimento di risultati riguardo all’indagine nei confronti del Brigadiere Generale Héctor Jaime Fandiño. Dal mese di agosto 2008, il quotidiano “El Tiempo” ha documentato l’esistenza di testimoni che lo indicavano come coautore di questo massacro, nel quale un bambino di 12 mesi ed una bambina di soli 5 anni, sono stati squartati e massacrati insieme ad altre sei persone.

Ancora, Dottore Iguarán, il paese ricorda che il 15 aprile 2004, la sentenza T - 327 di 2004 della Corte Costituzionale ha stabilito che : "Il Comandante della Brigata XVII dell'Esercito Nazionale, o chi ne fa le veci, assume sotto la sua responsabilità, la garanzia e la protezione dei diritti fondamentali, che più avanti si elencano, degli abitanti della Comunità di Pace di San José di Apartadó e delle persone che hanno rapporti con essa. Per tale effetto, deve adottare tutte le decisioni che saranno ritenute necessarie per garantire la loro sicurezza personale. Sotto la sua responsabilità ha la protezione del diritto alla vita, dell’ integrità e della sicurezza personale, della libertà di movimento, del diritto alla riservatezza del domicilio ed alla privacy dei membri della Comunità di Pace di San José di Apartadó e di coloro che hanno relazioni di servizio con la Comunità, dando compimento, in ogni caso, agli ordini giudiziali."

Osserviamo che il Generale Héctor Jaime Fandiño:

• Era a conoscenza che le truppe agivano in compagnia dei paramilitari.
• Era a conoscenza che la Brigata XVII portava con sé paramilitari per accompagnare le truppe.
• Era a conoscenza che detta unità militare alterò i documenti di localizzazione delle truppe.
• Ha fatto pressione su alcune persone, come il Capitano Gordillo, affinché testimoniasse il falso
• Ha ignorato gli ordini emessi dalla Corte Costituzionale.

Questo insieme di fatti e di dati costituiscono indizi più che sufficienti, affinché si impegni, secondo quanto stabilito dagli articoli 8 e 25 della Convenzione Americana per i Diritti Umani, ad adottare tutte le misure necessarie, pertinenti ed urgenti che offrano la garanzia di poter contare su azioni immediate tanto per le alle vittime, come per la società.

La società e le vittime chiedono con urgenza il riconoscimento delle responsabilità penali di Francisco Santos Calderon, Jorge Alberto Uribe, del Generale Carlos Alberto Uribe Ovalle ed il Generale Héctor Jaime Fandiño. Sono passati quattro anni dal compimento dei fatti e non sono ancora state adottate le misure necessarie per coinvolgere formalmente in una azione investigativa le persone menzionate.

L’avanzamento serio, effettivo ed efficace di queste indagini, costituisce uno strumento di dissuasione per prevenire nuovi crimini. Garantire l'impunità è un invito a perpetrare nuovi atti di aggressione contro una Comunità che gode di Misure di protezione della Corte Interamericana di Diritti umani.

Distinti saluti,

Organizzaizoni Internazionali

ICID - Iniciativas de Cooperación Internacional para el Desarrollo (España)
Iniciativa Solidaria Internacionalista de Burgos (España)
Comité Daniel Gillard (Bélgica)
Ayuntamiento de Westerlo (Bélgica)
La Federación de Parroquias de la Iglesia Católica de Herselt, Hulshout y Westerlo, (Bélgica)
Comité de Apoyo a la Alianza por la Paz con la Comunidad de Paz de San José de Apartadó, en Westerlo, (Bélgica)
Rete Italiana di Solidarietà, Colombia Vive! (Italia)
Comune di Narni ( Italia), Stefano Bigaroni, Alcalde
Grúpa Fréamhacha (Irlanda)
Latin American Solidarity Centre (LASC). (Irlanda)
kolko e.V. - Derechos Humanos por Colombia, (Alemania)
Pax Christi Solidaritätsfonds Eine Welt (Alemania)
Arbeitsgruppe Schweiz-Kolumbien ask (Suiza)
AKTION FRIEDENSDORF - Kinder in Not eV Mönchengladbach (Alemania)
Action pro Colombia eV Aachen (Alemania)
Asociación de Solidaridad con Colombia "Asoc-katío" (España)
Comité de Solidaridad Oscar Romero de Madrid (España)
Colectivo Maloka (España)
Associació Catalana per la Pau (España)
Solidara (España)
Solidaritat Catalana per a la Cooperació i els Drets Humans (España)
Entrepobles (España)
Rete Italiana di Solidarietà con le Comunità di pace colombiane, Colombia Vive (Italia)
Instituto de Estudios Políticos para América Latina y África (IEPALA) (España)
Colombia Solidarity Campaign (Inglaterra)
Unison Norte de Inglaterra (Inglaterra)
Colectivo Sur Cacarica (Valencia – España)

Organizzazione Colombiane

Coordinación Colombia-Europa-Estados Unidos (CCEEU)
Asamblea Permanente de la Sociedad Civil por la Paz
Corporación Jurídica Utopía
Asociación Nomadesc
Corporación Sembrar
Corporación Jurídica Libertad
Comisión Colombiana de Juristas
Fundación Comité de Solidaridad con los Presos Políticos
Corporación Colectivo de Abogados José Alvear Restrepo
Coalición de Movimientos y Organizaciones Sociales de Colombia COMOSOC
Fundación Cultura Democrática
Movimiento de Cristianos/as por la Paz con Justicia y Dignidad
Fundación Guagua y la Galería del Memoria Tiberio Fernández Mafla
Asociación Campesina de Antioquia
Sintraunicol
Central Unitaria de Trabajadores – Seccional Valle
Sidelpa
Sintraminercol
Ecate
Sintraemcali
Asociación para el Desarrollo Social Integral – Ecate
Consejo de Comunidades Negras de la Cordillera Occidental de Nariño
Palenque El Congal
Proceso de Comunidades Negras

QUATTRO ANNI DI BUGIE E STERMINIO MA ALLO STESSO TEMPO QUATTRO ANNI DI MEMORIA E DIGNITÀ

2005 21 febbraio 2009

Il 21 febbraio è il quarto anniversario dell’orrendo massacro realizzato dall’esercito in azione congiunta con i paramilitari, in cui furono assassinati Luis Eduardo, con il figlio Deiner e la compagna Bellanira, Alfonso, con la compagna Sandra e i figli Natalia e Santiago, e Alejandro.

È stato uno dei massacri più terribili realizzati nella storia del nostro paese; la crudeltà più assoluta si è unita agli istinti di morte e sterminio e alla spudoratezza più totale, con il solo obiettivo di annientare la nostra comunità.

Nonostante le bugie, le azioni di terrore mirate a distruggerci, la realizzazione di montature giudiziarie, l’assassinio di civili, gli sfollamenti forzati, il furto delle terre e innumerevoli violazioni dei diritti umani, la memoria dei nostri amici e delle nostre amiche è più forte che mai e ci ha permesso di proseguire il nostro cammino con dignità fino a oggi.

Loro ci hanno illuminato e dato forza, nei momenti più difficili sono vicino a noi per aiutarci a costruire questa strada alternativa; sono più vivi che mai, lo strazio dei loro corpi ha rafforzato l’unità e la vitalità della nostra comunità permettendoci di superare la barbarie alla quale siamo stati quotidianamente sottoposti.

Abbiamo costruito e camminato, procedendo a ogni passo nell’edificazione della dignità. Questa luce, che molti ci aiutano a mantenere viva, è la Comunità, che si unisce alle altre luci nel nostro paese che hanno scelto soluzioni alternative e differenti, come quelle di chi pratica la resistenza civile a partire dalle azioni comunitarie e solidali.

Sono stati quattro anni molto duri nei quali abbiamo sentito molto la mancanza loro e di tutti gli altri che sono stati assassinati in questi dodici anni, ma abbiamo imparato a costruire amore dal dolore, speranza dalla disperazione, e a rendere possibile quello che agli occhi sembra impossibile: rappresentiamo un’alternativa, frutto della sincerità e dell’onestà dei nostri martiri assassinati che hanno creduto in questo processo e che ci indirizzano nel nostro vivere quotidiano.

Vi ringraziamo molto per tutta la solidarietà verso la comunità dimostrata in questi quattro anni, e ancor più in questi momenti in cui la volontà dello Stato di annientarci si fa sempre più forte; tutte le voci che sentono e vivono un mondo diverso hanno reso possibile che oggi siamo qui a commemorare questi quattro anni, non solo nella comunità ma anche in molte altre parti del mondo.

Vogliamo approfittare dell’occasione per condividere l'ultimo diritto di petizione presentato da padre Javier Giraldo, dove si raccolgono tutte le barbarie commesse contro la nostra comunità negli ultimi mesi. Un documento che presentiamo perché l'umanità faccia giustizia di tutte queste atrocità; la giustizia oggi non esiste, di fronte alla barbarie commesse contro la nostra comunità, c’è solo persecuzione: ma crediamo che sarà la storia a renderci giustizia.

Non possiamo tralasciare di manifestare la nostra solidarietà con la comunità indigena Awá, ripudiando la terribile azione di morte compiuta contro di loro dalle FARC. Queste violenze devono rafforzare la nostra neutralità nei confronti degli attori armati, senza cedere loro nessuno spazio, perché nonostante siano i seminatori della morte non potranno mai sterminare la vita che germoglia nelle diverse comunità del nostro paese.

COMUNITÀ DI PACE DI SAN JOSÉ DI APPARTADO’ – Colombia- ( www.cdpsanjose.org )
18 Febbraio 2009
Traduzione a cura della Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive! Onlus
reteitalianadisolidarieta@gmail.com – www.colombiavive.it

martedì 17 febbraio 2009

MOSTRA FOTOGRAFICA: “MISSIONE COLOMBIA”

Comunicato Stampa Medici per i Diritti Umani

MOSTRA FOTOGRAFICA: "MISSIONE COLOMBIA”
Intervento sanitario nella Comunità di Pace di San Josè Apartadò

Medici per i Diritti Umani (MEDU) inaugura il 20 Febbraio 2009 alle 21.00 presso la libreria/ centro culturale BIBLI - Via dei Fienaroli 28, Roma - la mostra fotografica “Missione Colombia”.

Intervengono: Gianni Tognoni (Segretario generale, Tribunale Permanente dei Popoli-Fondazione Basso), Andrea Proietti (Presidente, Associazione Colombia Vive!), Carla Mariani (Volontaria, Associazione Colombia Vive!), Alberto Barbieri (Coordinatore generale, Medici per i Diritti Umani)

Il conflitto armato interno che affligge la Colombia da più di quarant’anni ha provocato fino ad oggi più di 250.000 morti. Si calcola che con circa 3 milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case la Colombia sia il secondo paese al mondo per numero di sfollati dopo il Sudan . Le Comunità di Pace rappresentano un’esperienza di resistenza civile alla guerra e allo sfollamento forzato. Con la pratica quotidiana della partecipazione democratica, l’autodeterminazione e la continua ricerca di una soluzione pacifica dei conflitti, costruiscono i valori favorevoli a una cultura di pace. Il 23 marzo 1997 la popolazione di San Josè de Apartadò è stata il primo gruppo organizzato a proclamarsi Comunità di Pace. La popolazione di San Josè Apartadò ha subito, in questi anni, innumerevoli aggressioni da parte della guerriglia, dell’esercito e, soprattutto, da parte di gruppi paramilitari che hanno comportato un alto costo in vite umane.

Il 21 febbraio del 2005, presso le località Mulatos e Resbalosa, 8 persone appartenenti alla Comunità di Pace - tra cui tre bambini - sono stati massacrate da gruppi paramilitari. Per questo crimine sono attualmente indagati 84 membri dell’Esercito colombiano.

“En memoria de los que caen para construir algo diferente”
( scritta su una pietra della comunità di pace di San Josè Apartadò)

La mostra sarà allestita fino al 27 febbraio. Orario: lunedì 17.30/24 - da martedì a domenica 11/24 – ingresso libero

Medici per i Diritti Umani (MEDU), organizzazione di solidarietà internazionale, cerca di essere presente, con l’azione e la testimonianza, laddove il diritto alla salute ed i più elementari diritti umani vengono negati.

Per informazioni: Ufficio stampa di Medici per i Diritti Umani - 06.97844892 Cellulare 334.3929765

La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.

Medici per i Diritti Umani onlus
www.mediciperidirittiumani.org
Sede:Via Tiburtina 1325, 00131 Roma
Uffici:Via Dei Zeno 10, 00176 Roma
Viale D.Giannotti 13, 50126 Firenze

martedì 10 febbraio 2009

CAMINANDO LA PALABRA



Dall'America Latina a qui a/r
Voci, proposte e alternative dai movimenti, dai popoli e dalle comunità in resistenza


caminandolapalabra.noblogs.org
Una tre giorni di incontri, riflessioni e analisi. Con l'obiettivo di "far camminare la parola", nel senso di cercare di ricostruire insieme un senso comune su quanto sta avvenendo in Italia come nel mondo. Discutere della situazione della crisi globale prodotta dal sistema economico capitalista e dalle sue ricette applicate dalla politica e dalle grandi istituzioni sovranazionali.
Una crisi che ormai si traduce giornalmente nelle nostre vite, impoverendole ed escludendole da ogni eventuale forma di partecipazione, socialità ed alterità al sistema di valori dominante. Far camminare la parola, per ascoltarci e capire come le scelte sbagliate delle politiche neoliberiste e le necessità del sistema abbiano causato la privatizzazione dei principali beni comuni del paese, a partire dall'acqua. Far camminare la parola, per ricostruire immaginario comune a partire dalle nostre lotte, dai nostri sogni, dalla nostra sete di giustizia, dalla nostra voglia di difendere ciò che è di tutti, dalla necessità di costruire un mondo capace di contenere molti mondi.

Guardando ai movimenti sociali dell'America Latina, per capire come sia possibile e quanto mai necessario, cambiare il nostro modello economico e ricostruire un'idea di cultura e di mondo che si basino sull'inclusione e non sull'esclusione, sulla giustizia sociale e non sull'impoverimento dei molti, sulla difesa dei beni comuni e dell'ambiente e non sulla loro privatizzazione e sulla distruzione della Madre Terra.

Abbiamo bisogno di ricostruire una "democrazia della Terra" perché l'unico modo di salvare una parte di essa è quella di salvarle tutte. Per questo guardiamo ai movimenti indigeni, contadini, afrodiscendenti, sindacali, di donne e popolari dell'America Latina. Color o che hanno reso possibile che un continente "desaparecido" diventasse oggi il continente della speranza e della possibilità del cambiamento per tutti e tutte.

Proveremo insieme ai movimenti latinoamericani a "far camminare la parola", tessendo reti tra le nostre comunità, tra i nostri movimenti, mettendole in comunicazione e facilitando lo scambio e la costruzione di quei nessi, indispensabili per costruire un senso ed una piattaforma comune.

Guardando al Forum Sociale Mondiale che si è appena concluso a Belém do Parà, Brasile, dove centrale è stata la critica a questo modello di sviluppo e la costruzione di alternative proposte dai movimenti sociali, indigeni e contadini dell'America Latina.

"Caminante no hay camino se hace camino al andar.."

lunedì 9 febbraio 2009

ATTENTANO ALLA VITA DI UN RESPONSABILE DELLE COMUNICAZIONI DELLA ACIN

(autore: Struttura delle Comunicazioni e Relazioni Esterne)

Oggi 7 febbraio 2009, intorno alle 3:00 del pomeriggio, due uomini in motocicletta sono arrivati a casa di Gustavo Adolfo Ulcué, che è il responsabile che si occupa di tutta la parte tecnica della pagina web della ACIN. I due hanno chiesto di Gustavo e quando il fratello gli ha aperto la porta, subito i due lo hanno bloccato minacciandolo con un'arma da fuoco e sono entrati in casa. Dopo aver frugato
dapperttutto, sono entrati nella stanza di Gustavo e si sono portati via il suo computer portatile. Uscendo hanno detto al fratello:" Sii contento che Gustavo non fosse in casa, perchè se lo avessimo trovato non l'avrebbe passata liscia".

Questo fatto è avvenuto in un contesto di aggressione continua nei confronti di noi popoli indigeni nonchè di ripetute violazioni nei confronti della libertà d'espressione. Gustavo Ulcué fa parte della "Struttura di Comunicazione e Relazioni Esterne per la Verità e la Vita", che è la nostra rete di comunicazione per la
resistenza e dalla quale denunciamo le aggressioni, ma che ci serve anche per far conoscere le alternative di vita portate avanti dalle comunità indigene ed i processi sociali e popolari del nostro Paese e dell'America Latina, e dove si danno anche le minime basi d'informazione perchè la comunità possa riflettere, possa prendere decisioni e poi agire conseguenzialmente per la difesa della vita e del territorio.

E' per questo che una volta ancora ci minacciano e ci sabotano, così come lo hanno fatto alla fine del 2008, durante la Minga Sociale e Comunitaria, quando hanno bloccato la nostra pagina web (www.nasaacin.org) e quando ci hanno lasciato senza l'emittente comunitaria, datochè a metà di dicembre nel corso di un atto di sabotaggio premeditato, hanno distrutto i cavi di protezione dell'equipaggiamento
di trasmissione, provocando così la bruciatura di tutto l'equipaggiamento. La conseguenza di questa azione è stata che da allora la voce del popolo Nasa è stata messa a tacere, siamo vulnerabili e in qualsiasi momento possono commettere aggressioni contro il nostro popolo e noi non abbiamo più un mezzo efficace come la
radio per mobilizzare la comunità.

L'attacco a Gustavo Ulcué, e il furto del computer, evidenziano la volontà di aggredire la Struttura di Comunicaione e di Relazioni Esterne della ACIN. Non ci sorprende che siano andati a cercare Gustavo datochè stiamo attraversando un periodo
particolarmente critico nel quale stanno facendo di tutto per ridurci al silenzio. Tutte e tutti noi che facciamo parte di questa struttura ci sentiamo in costante pericolo, non per aver commesso alcun delitto, ma unicamente perchè diciamo la verità e difendiamo la vita. E inoltre, siamo stati minacciati e attaccati perchè non ci sottomettiamo nè ad interessi privati nè a interessi individuali, ma riflettiamo con la nostra comunità affinchè si possano prendere decisioni coerenti e
conseguenziali al processo politico organizzativo.
Fortunatamente Gustavo sta bene. Noi ci dichiariamo in stato di massima allerta e
denunciamo con veemenza la persecuzione di cui siamo oggetto per aver difeso la causa indigena e popolare attraverso la ACIN e per essere i portavoce della Minga Sociale e Comunitaria e del suo attuare per la vita e per la dignità.

NON RIMARREMO IN SILENZIO PERCHE' LA LIBERTA'
DELLA PAROLA MARCA LA VIA E LA VITA

Tejido de Comunicacion y Relaciones Externas
Santander de Quilichao, 7 febbraio 2009

Azione urgente inviata al Vicepresidente della Colombia per violazioni ai diritti umani

Narni, 4 de febrero de 2009

Doctor
FRANCISCO SANTOS
Vicepresidente de Colombia
Palacio de Nariño, Carrera 8 n.7-26
Bogotà, Colombia
fax. 00 5714442158 – 00571 4442122/45
fsantos@presidencia.gov.co, buzon1@presidencia.gov.co

Respetuoso saludo.
Nuevamente nos dirigimos al señor Vicepresidente para expresarle nuestra fuerte preocupación por hechos graves que atentan contra la integridad física y moral de personas, organizaciones y comunidades colombianas de reconocida trayectoria en el campo de la defensa de los derechos humanos, la búsqueda de escenarios de paz y protección para la población civil, y del ejercicio libre de la actividad informativa. Nos referimos concretamente a los siguientes casos:

-El Pasado 17 de enero, el señor Reinaldo Areiza, miembro de la Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò, recibió una llamada del celular N° 3127206117, hecha por un hombre que se identificò como Coronel de la Brigada XVII, quien le ofreció dinero para colaborar en un plan dirigido a la destrucción de la Comunidad de Paz. Se han multiplicado en los últimos dos meses, los rumores sobre el diseño por parte de fuerzas de seguridad del Estado, de nuevos planes para judicializar a líderes y acompañantes de esta reconocida Comunidad campesina. De acuerdo a las versiones que circulan en ambientes oficiales del orden regional y nacional, el desmovilizado guerrillero alias “SAMIR”, quien hasta hace dos meses se desempeñaba como comandante local de las Farc en la zona de la serranía del Abibe y quien en repetidas ocasiones ha sido visto en calidad de colaborador, dentro de las instalaciones de la Brigada XVII, sería utilizado para fraguar este nuevo montaje.

-El 21 de febrero anterior, llegaron, a través del correo electrónico, preocupantes amenazas contra dirigentes del movimiento político Alianza Social Indìgena en el departamento del Cauca.

-El pasado 3 de enero se dio inicio a la exploración inconsulta (y por tanto ilegal) del cerro Cara de Perro (resguardo indígena de Uradà, territorio del Jiguamiandò, en el departamento del Chocò.), por parte de la empresa Muriel Mining Corporation, filial en Colombia de la empresa Goldplata Mining Corporation, a la cual el gobierno colombiano otorgò en concesión por 30 años, 16.006 hectareas para la extracción de oro, cobre y molibdeno en los municipios de Murindò y Carmen del Darien. La militarización del territorio desde el pasado 31 de diciembre, el inicio de la exploración inconsulta y la utilización del caserio de Coredocito como helipuerto sin el consentimiento de sus habitantes, generò el desplazamiento forzado de varias familias. Los pobladores indígenas, afrodescendientes y mestizos exigen la realización de la consulta previa (tal como establecido por el Convenio 169 de la OIT ratificado por Colombia) y la no profanación de sus territorios sagrados. Son ya 4 los niños indígenas que han muerto con motivo de los desplazamientos forzados en esta zona. El ejército ha restringido la libre circulación de los pobladores y ha realizado el 28 de enero, un allanamiento al caserio Coredocito, sin contar con orden judicial alguna.

-Expresamos igualmente nuestra preocupación por el riesgo que para la vida del periodista Holman Morris y de su equipo de trabajo, representan las declaraciones pùblicas de altos funcionarios del Estado que lo acusan de hacer propaganda a la guerrilla de las Farc. Despuès de las declaraciones del Ministro de la Defensa, doctor Juan Manuel Santos, han llegado numerosas amenazas de muerte contra este comunicador, que como usted bien sabe señor Vicepresidente, ha recibido varios premios internacionales que reconocen la seriedad e independencia de su trabajo.

Solicitamos respetuosamente al gobierno de Colombia intervenir para hacer que:
- las autoridades respectivas informen a la Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò sobre la existencia o no de procesos jurídicos contra sus miembros y acompañantes;
- se inicien las investigaciones que conduzcan a la identificación y captura de los responsables de las amenazas contra la Alianza Social Indìgena;
- se respete la voluntad de los pobladores de la zona de influencia del proyecto Mandè Norte, quienes del 24-28 de febrero del presente año, realizaràn una consulta interna para pronunciarse sobre las actividades de explotación del territorio por parte de la empresa Muriel Mining Corporation;
- garantizar la integridad física y moral del periodista Holman Morris, su equipo de reporterìa y en general, el ejercicio libre de la prensa en Colombia.

Agradecemos su amable atenciòn y permanecemos atentos a la adopción de las medidas necesarias para contrastar eficazmente los hechos anteriormente denunciados.

Atentamente,

Dr. Andrea Proietti
Presidente di Colombia Vive!

giovedì 5 febbraio 2009

Non vogliamo un decreto sicurezza, vogliamo un decreto solidarietà!

In questi giorni è in discussione al Senato il decreto sicurezza (A.S. 733 Disposizioni in materia di sicurezza pubblica). Il Governo afferma che l'approvazione avverrà in tempi brevi. Questo testo di legge contiene, a nostro avviso, una serie di proposte discriminanti nei confronti di immigrati in particolar modo clandestini.

Questi i punti maggiormente criticabili del provvedimento in esame:

 introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato: provvedimento inutile in quanto non facilita le espulsioni né incide sul problema dell’effettività delle stesse; l’irregolare già oggi può essere fermato, identificato ed espulso: il procedimento penale costituirebbe soltanto un aggravio delle procedure ed un aumento dei costi per lo Stato. Né si può pensare che possa costituire un valido deterrente per chi è disposto anche a rischiare la propria vita pur l’opportunità di un futuro migliore;
 aumento dei tempi di permanenza dello straniero nei Centri di Identificazione e Espulsione: si prevede che il trattenimento dello straniero espellendo nei Centri di Identificazione ed Espulsione (già CPT) per un periodo fino a 18 mesi. Un simile drastico allungamento del periodo di trattenimento (oggi il massimo è 60 giorni) sembra mutare la natura stessa del trattenimento trasformandolo da incidente nell’esecuzione materiale dei provvedimenti di allontanamento da eseguirsi con accompagnamento alla frontiera in un periodo di potenziale e ripetuta forma di detenzione di lungo periodo, eseguita in modo speciale e al di fuori di istituti penitenziari;
 introduzione di una tassa di 200 euro (prima era di 72) per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno: un momento in cui si auspica una riduzione del carico fiscale - appare del tutto ingiustificata ed eccessivamente vessatoria (si pensi, ad esempio, ad una famiglia i cui componenti devono rinnovare il permesso di soggiorno ogni 1-2 anni) andando ad aumentare in modo spropositati i costi già elevati che già oggi lo straniero deve sostenere (70 euro) a fronte di servizi amministrativi del tutto inefficienti e che presentano ritardi e tempi burocratici elefantiaci (oltre 1 anno per il rinnovo del permesso, dopo interminabili code all’ufficio immigrazione);
 introduzione del permesso di soggiorno a punti: i requisiti per la permanenza ed il soggiorno dello straniero sono già stabiliti in maniera molto rigorosa dal testo unico sull’immigrazione (assenza di reati ostativi, reddito minimo, ecc.) e verificati in occasione del rilascio e del rinnovo del permesso, senza necessità di un ulteriore inutile e gravoso meccanismo;
 divieto di matrimonio per lo straniero irregolarmente soggiornante: la proibizione assoluta e generalizzata del matrimonio del cittadino straniero, unicamente a causa della mancanza di un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano, costituisce una ingerenza sproporzionata e non giustificata dello Stato rispetto all’esercizio di un diritto che l’ordinamento internazionale riconosce come personalissimo e fondamentale;
 necessità per lo straniero di esibire il permesso di soggiorno per i provvedimenti relativi agli atti di stato civile: verrebbero limitati in maniera del tutto ingiustificata, per gli stranieri irregolari, alcuni diritti personalissimi e fondamentali, in particolare inerenti allo stato civile, quali, ad esempio, la possibilità per il genitore di riconoscere il proprio figlio;
 limitazioni alla possibilità, per i minori non accompagnati, di ottenere un permesso di soggiorno al compimento della maggiore età: l’esclusione dei minori non accompagnati che sono entrati in Italia dopo il compimento dei 15 anni da ogni prospettiva di inserimento legale, infatti, scoraggerebbe questi ragazzi dall’emergere dalla clandestinità e dal seguire un progetto di integrazione scolastica e lavorativa;
 necessità del requisito dell’idoneità igienico sanitaria dell’alloggio ai fini dell’iscrizione anagrafica: verrebbe negata l’iscrizione anagrafica di persone effettivamente ed abitualmente dimoranti nel territorio comunale, specialmente dei più indigenti, con gravi conseguenze rispetto all’integrazione civile, sociale e sanitaria delle persone presenti sul territorio;
 restrizione del diritto alle cure mediche con l’introduzione dell’obbligo per i medici e gli operatori sanitari di denunciare gli immigrati irregolari che chiedono di essere curati: l’attuazione di questa eventuale modifica normativa creerebbe una barriera insormontabile per l'accesso alla sanità e inoltre una 'clandestinità sanitaria’, pericolosa per l'individuo e per la collettività. Le conseguenze potranno essere disastrose, anche per la salute pubblica: invisibilità di una popolazione sottratta ad ogni forma di tutela sanitaria e di contatto sociale legittimo; produzione di percorsi al di fuori dei sistemi di controllo e di tutela della sanità pubblica (rischio di aborti clandestini, gravidanze non controllabili, minori senza assistenza).

A questi si aggiungono i provvedimenti ventilati dell'istituzione di classi ponte, di una super tassazione delle aziende di proprietà di extra comunitari, della retrocessione agli ultimi posti nelle liste di assegnazione delle case popolari: nel complesso il risultato è di chiudere ogni accesso alla vita sociale e rendere ancora più precaria, dolorosa e difficile la situazione di migliaia di persone, esseri umani come noi, diversi solo per lo stato di povertà ed il colore della pelle. In questo modo non si affrontano i problemi della convivenza e dell'immigrazione: si indicano all'opinione pubblica dei colpevoli e si crea un clima in cui il razzismo prende forza.
Invitiamo a riflettere sul fatto che si destinano al contrasto dell'immigrazione clandestina da due a tre volte le somme che si spendono per le politiche di accoglienza e d'integrazione e che, al di là delle dichiarazioni d’intenti, non si è mai pensato in maniera approfondita ad una azione per affrontare il problema alla base, a risolvere cioè la causa e non a combattere l'effetto.
La fame, da sempre, è molto più forte di qualsiasi legge e di qualsiasi muro ed è proprio per questo che chi ha fame continuerà a credere nel “miraggio europeo”.

Se questa legge verrà approvata avrà come effetto non di eliminare la clandestinità o i problemi derivanti dalla convivenza, ma di rendere i nostri fratelli immigrati ancora più disperati, invisibili: sarà così ancora più difficile accoglierli, incontrali, viverci. E' vero che stiamo attraversando un periodo di crisi economica: significa forse che dobbiamo scegliere egoismo e discriminazione per uscirne o che dobbiamo mobilitare le migliori risorse di solidarietà generosità e coraggio che abbiamo come popolo italiano? Non vogliamo un’ulteriore iniezione di incomprensione, di paura e di odio nel corpo del nostro paese.

Pertanto proponiamo di esporsi in prima persona con un atto di disobbedienza civile e di dichiarare pubblicamente nelle piazze delle nostre città la nostra contrarietà al decreto sicurezza attraverso l'impegno a contrastarne gli effetti in caso di approvazione.

Sappiamo che in momenti come questi non è facile uscire dal silenzio e dallo sconforto.
Invitiamo medici, insegnanti, sindaci, amministratori e cittadini a dichiarare pubblicamente la propria obiezione di coscienza alle norme discriminanti del decreto sicurezza.

Dichiarazione di solidarietà
Ti invitiamo a DICHIARARE PUBBLICAMENTE la tua obiezione di coscienza alle norme discriminanti contenute nel decreto sicurezza, che potrai esprimere:

 contribuendo a raccogliere la somma corrispondente all'aumento di spesa per rinnovare il permesso di soggiorno per una persona immigrata;
 sostenendo nelle forme possibili i medici che si rifiuteranno di denunciare gli immigrati irregolari;
 contribuendo a sostenere operai, elettricisti ed idraulici che saranno disposti a prezzo solidale a rendere abitabili le case di immigrati;
 rendendoti disponibile a collaborare con chi, associazioni e privati, sostiene il peso dell'accoglienza e della solidarietà e si impegna per il superamento delle discriminazioni nella scuola, nel lavoro, nella sanità, con chi è immigrato in Italia.

Per informazioni:
http://decretosolidarieta.blogspot.com/

Per adesioni inviare una mail a: decretosolidarieta@gmail.com

Proponiamo di organizzare momenti pubblici nelle nostre città in cui le persone dichiarino il loro impegno per la solidarietà e non per la discriminazione e proponiamo un segno visibile per questa scelta: due straccetti di stoffa, uno bianco ed uno nero, intrecciati, da portare al polso o attaccati ai vestiti.

mercoledì 4 febbraio 2009

Nemmeno una sedia per una contadina colombiana da parte del Vescovo di Terni

Il giorno 25 gennaio 2009, alle ore 17,30 Ingrid Betancourt ha ricevuto a Terni, nel gremito teatro Verdi, il Premio San Valentino 2009. L'ennesimo premio, forse anche nella prospettiva della sua candidatura a premio Nobel per la Pace (?) , che sta ricevendo da quando è stata rimessa in libertà, dopo oltre 6 anni di sequestro da parte delle FARC, con un blitz dell'Esercito Colombiano il 2 luglio 2008.

Il Premio San Valentino un anno d'amore è il più importante dei riconoscimenti legati alla figura del patrono di Terni, e premia ogni anno personalità che si sono distinte per l'impegno per la pace, la solidarietà, l'unità tra i popoli e la fraterna convivenza.

Sul palco del Verdi, il Sindaco Paolo Raffaelli, Il Vescovo Mons. Vincenzo Paglia, e lei, la Ingrid Betancourt delicata ed elegante, come la circostanza vuole e come lei, probabilmente è sempre stata.

Non si è parlato di Colombia, si è parlato di amore , del binomio amore e libertà, i cattivi da una parte, i buoni dall'altra. E chi ha partecipato, ha riportato a casa l'immagine di sempre: la Colombia è un paese devastato dalla guerriglia e dal narcotraffico, questi i suoi mali, e l'immagine di un bravo presidente che, con il pugno di ferro contro il terrorismo, ha riportato in libertà 14 ostaggi.

La cosa che più mi ha fatto riflettere, e che mi porta a consigliarvi di leggere la lettera pubblicata nel sito del Circolo Culturale "primomaggio", è stato l'atteggiamento del Vescovo Vincenzo Paglia, nei confronti di Ingrid Betancourt. Per carità, tutta la compassione, la Pietas, che si deve alle vittime ed il riconoscimento di aver vissuto gli anni di prigionia con grande forza e dignità. Ma, al di là di questo, non so dove rintracciare il suo merito per la conquista della pace, e della difesa e rispetto dei diritti umani, considerato che in alcune sue dichiarazioni ha detto che il Governo Colombiano non viola i diritti umani e non copre i funzionari che lo fanno.

Quando nel marzo 2006, il Vescovo mons. Vincenzo Paglia, ha ricevuto, su richiesta della Rete Colombia Vive! ed il Comune di Narni, la rappresentante della Comunità di Pace di San José de Apartadò ( Urabà, Colombia) doña Maria Brigida Gonzales, accompagnata dall'allora assessore alla cultura del Comune di Narni, dalla sottoscritta e da Ruben Dario, coordinatore della Rete Colombia Vive!, per lei nemmeno una sedia. E dire che Brigida viene da 10 anni di resistenza nonviolenta al conflitto armato in Colombia, da innumerevoli desplazamientos, e che tutt'ora lavora per costruire la pace nel suo paese attraverso gli strumenti della nonviolenza, denunciando quotidianamente le violazioni ai diritti umani da chiunque vengano commessi: guerriglia, paramilitari, esercito.
Per lei, nemmeno una sedia, 5 minuti di preziosissimo tempo del Vescovo regalati con grande misura, per lei nessun dono. Fu Brigida a regalare al Vescovo , emozionata ed in piedi, un suo disegno bellissimo, un albero con tanti uccelli e frutti, la "naturaleza" che insieme alla sua comunità di pace di San José de Apartadò, cerca di difendere ogni giorno. Non era andata a chiedere premi, ne c'erano riflettori per lei: Maria Brigida Gonzales era andata a chiedere al Vescovo, che da lì a poco si sarebbe recato in Colombia, di aiutare la Comunità ad avere un "accompagnamento religioso" , di intercedere presso il Vaticano, perché da quando era successo il massacro del 21 febbraio 2005 ed erano stati costretti ad andarsene in seguito all'occupazione della Comunità da parte della Polizia, erano rimasti senza accompagnamento religioso, puniti, per essersene andati.
Stiamo ancora aspettando una risposta da parte del Vescovo, tra l'altro sollecitato successivamente. Può darsi che non si ricordi di Brigida, poichè è ignorata da tutti i mezzi di comunicazione di massa. Leggiamo e riflettiamo, c'è ancora tanto lavoro da fare, ed i primi responsabili nel non rispetto dei diritti e nel non vivere la giustizia, forse siamo noi, con il nostro perbenismo e le nostre titubanze, i nostri colpevoli silenzi, il nostro "non scegliere" da che parte stare. Io ho scelto di stare dalla parte degli ultimi, della pace e della giustizia.
Carla Mariani

Carla Mariani
Ufficio per la Pace Comune di Narni (TR) - Membro della Rete Italiana di Solidarietà COLOMBIA VIVE