sabato 19 ottobre 2013

Cittadinanza onoraria alla Comunità di Pace di San José de Apartadó e al difensore dei diritti umani Javier Giraldo Moreno s.j.

 La Città di Narni concede la

Cittadinanza onoraria
alla Comunità di Pace di San José de Apartadó ( Urabá, Colombia)
e al difensore dei diritti umani Javier Giraldo Moreno, s.j.

 1999 -2013 quattordici anni di impegno per  la difesa dei diritti umani e con le vittime del conflitto colombiano

Narni, Sala Consiliare – 25 ottobre 2013- ore 17,30

“ Molta gente ci domanda come abbiamo potuto sopportare e continuare a sopportare, però noi gli rispondiamo, noi non sopportiamo, resistiamo, perché la resistenza ha un significato più profondo del sopportare, la resistenza implica la possibilità di costruire un altro mondo alternativo alla logica della morte, ed è per questo che viviamo ed abbiamo coscienza che ogni colpo che riceviamo può solo meritare una risposta civile  come comunità,  dando vita ad un mondo diverso  da quello della morte, questa è la logica con la quale lavoriamo, questa è la logica della nostra resistenza, questa è la logica che ci ha permesso di rimanere qui per tanti anni e che ci conserva con tanta forza, ora più che mai. (…)” Dalla e per la possibilità di un mondo diverso, Comunità di Pace di San José de Apartadó, novembre 2004

Quattordici anni di cammino solidale al fianco della comunità campesina di San José de Apartadó per condividere il suo processo di costruzione della pace dal basso e per  riscoprire nella nostra Città forme e sentimenti  di Comunità                                                                            
 Durante questi 14 anni ( 1999-2013) il lavoro congiunto del Comune di Narni e della Rete Italiana Colombia Vive! ha  consentito alla Comunità di San Josè de Apartadó di proseguire nel suo percorso di costruzione della pace dal basso, superando il dolore per la perdita di più di 200 membri della Comunità uccisi per mano degli attori armati ( Esercito Guerriglia e paramilitari) e di oltre 600 violazioni ai diritti umani e al diritto umanitario internazionale che si configurano, per la forma reiterata nella quale si presentano, come delitti di lesa umanità; assicurato annualmente la presenza di un delegazione europea in loco  favorendo la partecipazione dei membri della Comunità agli eventi internazionali orientanti alla pace con giustizia, alla nonviolenza, alla difesa del territorio e dei beni comuni; mantenuto costantemente in questi anni  un registro sulle violazione ai diritti umani e diritto umanitario internazionale perpetrate ai danni dei membri della comunità di pace; apertura del dialogo diretto con le Autorità colombiane sia civili che militari; ha consentito  l’inserimento nelle agende delle Commissioni parlamentari dei Diritti Umani ( Camera e Senato) e del Parlamento Europeo, delle problematiche della società civile colombiana all’interno del Conflitto armato;
ha promosso  il diritto dei Difensori dei Diritti Umani in Colombia a difendere i diritti umani, ha favorito la discussione di  6(sei) tesi universitarie sulla Comunità di Pace di San José de Apartadó e sui  processi di costruzione di pace dal basso in Colombia; ha costruito  virtualmente una Rete Europea di appoggio alle Comunità di Pace e in resistenza civile Colombiane, composta da associazioni ed enti locali, ponendo le basi per un gemellaggio europeo tra alcune di queste realtà, come il Comune di Westerlo ( Belgio) Alburquerque e Burgos ( Spagna)  ( progetto del Comune di Narni del settembre 2007: Europe for citizens programme 2007-2013”. Bando europeo  per favorire l’incontro tra città  e cittadini europei Co-financed by the European Union within the programme "Europe for Citizens" 2007 – 2013;  Town twinning, Action 1, Measure 1.1. Citizens’ Meetings)

La Comunità di Pace  di San José de Apartadó, si trova nella giurisdizione di San José de Apartadò, la più grande per estensione del Comune di Apartadò, nella regione di Urabà, al nord ovest della Colombia, confine con il Panama. La sua ubicazione, porta di ingresso  della catena montuosa di Abibé, fa di questa zona un punto strategico per gli attori armati del conflitto (Esercito, Paramilitari e Guerriglia), dal momento che l’Abibé permette il passaggio verso i dipartimenti di Cordoba , Chocò e Antioquia. Su questa zona esistono forti interessi economici , come ad esempio la costruzione di un canale secco, parallelo al canale di Panama, tanto desiderato dalle multinazionali, lo sfruttamento delle miniere di carbone e del legno che in questa zona è molto pregiato e si trova in grande quantità. La Comunità si è dichiarata Comunità di Pace nel 1997 decisa a far rispettare il suo status di popolazione civile che rifiuta di essere coinvolta nel conflitto armato. La sua popolazione è essenzialmente contadina e vive dislocata in diverse veredas ( villaggi)alcune delle quali sono state organizzate come zone umanitarie per contrastare il fenomeno del desplazamiento ( sfollamento forzato interno). Il loro sostentamento è dato essenzialmente dalla coltivazione del banano baby e del cacao che con difficoltà riescono a commercializzare,  e dalla coltivazione di cereali e frutta che serve al loro auto sostentamento. Il lavoro è basato sul principio  comunitario ed è organizzato in oltre 55 gruppi di lavoro. Gli impegni liberamente assunti e contenuti nella Dichiarazione di Comunità di pace sono:
-          non partecipare alla guerra in modo diretto o indiretto;
-          non portare né detenere armi;
-          non dare appoggio e informazioni alle parti in conflitto,
-          denunciare tutte le violazioni  e aggressioni subite da qualsiasi delle parti in conflitto;
-          impegnarsi a partecipare nel lavoro comunitario;
-          combattere l’ingiustizia e l’impunità.
Difendere questi principi ed il territorio dove vivono è costato alla Comunità dal 1997 ad oggi più di 200  morti ed oltre 650 violazioni ai diritti umani e al diritto umanitario internazionale.


Javier Giraldo Moreno, sacerdote gesuita, è direttore della Banca Dati sui Diritti Umani del CINEP. Tribunale Permanente dei Popoli della Fondazione Lelio e Lisli Basso ISSOCO, Segretario esecutivo della Commissione Intereclesial Justicia y paz della Colombia (1988-1999), Coordinatore del Tribunale Permanente dei Popoli sui crimini di lesa umanità in America Latina ( 1988 – 1991), accompagna in Colombia diverse comunità nella resistenza civile alla guerra. Da oltre 25 anni, padre Javier Giraldo, ha scelto di lavorare in uno dei campi più difficili che ha la Colombia: la difesa dei diritti umani. La sua vicinanza a diverse comunità gli  ha permesso di conoscere di prima mano testimonianze che narrano come, principalmente nelle zone rurali, il conflitto si è impadronito della vita dei suoi abitanti. La sua voce di denuncia ferma e le sue azioni categoriche in difesa dei diritti umani e dei settori più emarginati della popolazione gli hanno valso una persecuzione costante da parte dei settori militari fino ad essere minacciato di morte con dei graffiti apparsi il 22 aprile 2012 in diversi luoghi di Bogotà. Sicuramente queste minacce sono una risposta al suo indeclinabile impegno al fianco delle vittime della violenza  in Colombia  e alla lotta all'impunità. Dalla sua costituzione, 23 marzo 1997, accompagna la Comunità di Pace di San José de Apartadó e la rappresenta davanti alle autorità governative colombiane ed agli organismi intergovernativi dei diritti umani. 

“E' un errore credere che nonviolenza sia pace, ordine, lavoro e sonno tranquillo, matrimoni e figli in grande abbondanza, nulla di spezzato nelle case, nessuna ammaccatura nel proprio corpo. La nonviolenza non è l'antitesi letterale e simmetrica della guerra: qui tutto infranto, lì tutto intatto. La nonviolenza è guerra anch'essa o, per dir meglio, lotta, una lotta continua contro le situazioni circostanti.”    A.Capitini














giovedì 18 aprile 2013

Indagati due Generali dell'Esercito Colombiano per il Massacro della Comunità di Pace di San José de Apartadó del 21 febbraio 2005


Colombia: Militari a giudizio per Massacro
dovranno rispondere per i fatti relativi all'omicidio di otto persone del 21 febbraio 2005
I militari sono due generali dell'Esercito nazionale della Colombia, ascritti alla XVII Brigata, Héctor Jairo Fandiño e Luis Alfonso Zapata, chiamati a giudizio  dalla Procura Nazionale per responsabilità nel massacro della Comunità di Pace di San José de Apartadó del 21 febbraio 2005. La Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive!  nell'ottobre 2005, con una delegazione iternazionale,  della quale faceva parte anche l'ex eurodeputato Vittorio Agnoletto, ha incontrato per un colloquio ufficiale il generale Luis Alfonso Zapata, nella sede della XVII Brigada, appunto per chiedere che venisse fatta giustizia sul massacro del 21 febbraio 2005. Lui ci confermò che la Procura Generale aveva prove tecniche inconfutabili che il massacro era stato compiuto dalla guerriglia delle FARC; insinuò che Luis Eduardo Guerra, massacrato quel giorno insieme a suo figlio Deiner di 11 anni e alla sua compagna di 17, era un miliziano delle Farc che voleva smobilitarsi. Noi reagimmo con forza dicendo che Luis Eduardo Guerra era líder storico della Comunità, riconosciuto internazionalmente  per la sua lotta nonviolenta contro le aggressioni dello stato colombiano e del parastato e che era vergognoso infangare la sua memoria. Insinuò anche che gli aiuti internazionali che arrivano alla Comunità dalle organizzazioni internazionali, erano una copertura per gli aiuti alla guerriglia. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso e che si rompa dopo tanti anni il circolo vizioso dell'impunità.  A seguire la traduzione dell'artico apparso ieri su El Espectador.com

Celebrazione della Comunità di Pace di san Josè di Apartadó per i 10  anni di nascita della Comunità, portando a palla 200 bare di cartone per ricordare le 200 vittime che hanno difeso con la loro vita il processo comunitario
Da El Espectador, 17 aprile 2013 ( traduzione a cura della Rete Italiana Colombia Vive!, segue l'articolo in   Spagnolo - sigue articulo en español) 

L'Unità dei Diritti Umani della Procura Generale della Nazione ha chiamato in giudizio i  generali Héctor Jairo Fandiño e Luis Alfonso Zapata per la loro presunta partecipazione e responsabilità nei fatti relativi alla morte di otto persone nella così detta  "LA MASSACRE DE LA COMUNIDAD DE PAZ DE SAN JOSE' DE APARTADO' "
Nelle commissioni giudiziali che sono state programmate per giovedì e venerdì prossimi  i due Generali della Repubblica dovranno rispondere sulla loro presunta responsabilità per le accuse di "Associazione a delinquere" e "omicidio in persone sotto protezione" ( vedi  Lo Stato ha responsabilità nel massacro di San José de Apartadó).
I due ufficiali ascritti alla Brigada XVII ( e non XVIII n.d.t.) risponderanno inoltre per le presunte omissioni che si sono verificate rispetto al fatto che la popolazione avevano denunciato una aggressione militare contro di loro.
Secondo le prove testimoniali raccolte, tra le quali quelle dei paramilitari smobilitati, si indica che 60 uomini armati al comando di Diego Fernando Murillo Bejarano alias "Don Berna" hanno potuto contare sull'accompagnamento e consulenza di un gruppo di militari che operavano nella zona.
Allo stesso modo, alias Don Berna, ha manifestato in una commissione giudiziale che gli uomini del Bloque Heroes de Tolová hanno realizzato la mattanza con la collaborazione di truppe dell'Esercito.
I fatti sono accaduti il 21 febbraio del 2005 nelle veredas di Mulatos Medio e Resbalosa quando un gruppo di paramilitari hanno ucciso otto persone, tra di loro tre bambini che sono stati decapitati. per il massacro di San José de Apartadó sono stati condannati sei militari e 18 paramilitari ( vedi Comunità di pace di San José de Apartadó sette anni chiedendo giustizia)
Fonte: El Espectador.com


Foto: Jesús Abad Colorado-‘El Tiempo’

Tendrán que responder por los hechos que rodearon el asesinato de ocho personas el 21 de febrero de 2005.


La Unidad de Derechos Humanos de la Fiscalía General citó a indagatoria a los generales Héctor Jairo Fandiño y Luis Alfonso Zapata por su presunta participación y responsabilidad en los hechos que rodearon la muerte de ocho personas en la llamada Masacre de La Comunidad de Paz de San José de Apartadó.
En las diligencias judiciales que fueron programadas para el jueves y viernes los dos generales de la República tendrán que responder por su presunta responsabilidad en los delitos de concierto para delinquir y homicidio en persona protegida. (Ver 'Estado tiene responsabilidad en la masacre de San José de Apartadó')
Los dos oficiales adscritos a la Brigada XVIII responderán además por las supuestas omisiones que se habrían presentado puesto que los pobladores habían denunciado una arremetida paramilitar en su contra.
Según las pruebas testimoniales recolectadas, entre las que se destacan la de paramilitares desmovilizados, se indican que 60 hombres armados al mando de Diego Fernando Murillo Bejarano, alias ‘Don Berna’ contaron con el acompañamiento y la asesoría de un grupo de militares que operaban en la zona.
Igualmente, alias ‘Don Berna’ manifestó en una diligencian judicial que los hombres del bloque Héroes de Tolová realizaron la matanza con la colaboración de tropas del Ejército.
Los hechos se registraron el 21 de febrero del año 2005 en las veredas Mulatos Medios y La Resbalosa cuando un grupo de paramilitares asesinaron a ocho personas, entre ellos tres niños quienes fueron degollados.
Por la masacre de Aparatadó han sido condenados seis militares y 18 paramilitares. (Ver Comunidad de Paz de San José de Apartadó, siete años clamando justicia)
Por: Elespectador.com

lunedì 15 aprile 2013

Si continua ad attentare alla vita nella Comunità di Pace di San José de Apartadó


¿Hasta cuando?

Nonostante la Corte Costituzionale colombiana abbia ordinato con il suo decreto 164/12 a varie istituzioni dello Stato colombiano di correggere e riparare alle gravi violazioni che  in 16 anni hanno  perpetrato contro la  Comunità di Pace di San José de Apartadò, il  12 aprile  abbiamo ricevuto nuovamente notizie molto preoccupanti  da questa comunità campesina che da 12 anni accompagniamo a livello internazionale  per aumentare il livello della loro protezione e del processo di costruzione della pace dal basso che da 16 anni stanno portando avanti in Colombia. In sole 70 ore sono stati uccisi  in maniera violenta due giovani della provincia di San Josè de Apartadó,   senza considerare l'aumento spaventoso del controllo da parte dei paramilitari del territorio,  la zona è completamente militarizzata mantenendo la popolazione civile in mezzo al fuoco incrociato.

Il 6 aprile, intorno alle 18,30, nella zona La Sucia, della provincia di San José de Apartadó, è stato assassinato AUGUSTIN MORA SUCERQUIA di 22, da due persone sconosciute, probabilmente paramilitari. E' da sottolineare che nella zona c'è una massiccia presenza della forza pubblica che lo stesso giorno, quasi alla stessa ora dell'omicidio, aveva allestito un posto di blocco illegale  dove controllavano tutti i passanti. Questo rivela, come tante altre volte è accaduto, una chiara connivenza tra la forza pubblica e i paramilitari.

Il 9 aprile , verso le 16,45 l'Esercito nazionale ha assassinato violentemente il giovane CARLOS ANDRES  TORRES BORJA di 20 anni nella località Caracolì, lungo la strada tra Apartadó e  la Comunità di San Josecito dove fanno presenza i militari iscritti alla XVII Brigada del municipio di Carepa. Carlos Andres era un umile agricoltore e mentre stava rientrando a casa sul suo cavallo, è stato brutalmente ucciso con vari colpi di arma lunga  alla testa da membri dell'Esercito. Lascia la sua compagna incinta di 5 mesi.

Queste azioni erano già state annunciate sia da militari che da paramilitari nella regione, che costantemente hanno minacciato di morte i contadini e i membri della Comunità se non si fossero sottomessi ai loro ordini.